È bene analizzare, sul complesso dei dati elettorali emersi nell’ultima tornata amministrativa in Sicilia, i casi di Messina e Ragusa. Se ne possono ricavare, infatti, ipotesi per nuove configurazioni dell’offerta politica da parte dei movimenti, compreso quello del M5S.
Proviamo a spiegare. Nelle scorse elezioni comunali si era registrato un crollo dei consensi attribuiti ai “grillini”, rispetto al turno delle politiche. Interpretato in più modi: come reazione all’inerzia parlamentare del Movimento 5 Stelle. Ovvero, come rientro nell’alveo del voto non meramente di protesta. Per ultimo, come passaggio dal voto di protesta all’astensione di protesta.
Grillo, ovviamente, aveva reagito a questi ragionamenti invocando la necessità di credere in un’onda lunga del suo movimento, senza sovrastimare singole fasi temporali. Ammettendo altresì alcuni errori di strategia.
Cosa è accaduto a Messina e Ragusa? L’area del voto di protesta si concentra contro i partiti e si “innamora” di un’offerta politica innovativa che, seppur sul modello di Grillo, ne cambia due connotati fondamentali: la visibilità, intanto, dei protagonisti.
I nuovi sindaci di Messina e Ragusa hanno alle spalle storie, esperienze, rapporti col territorio. Ancora. Almeno nel caso di Messina, il movimento si presenta con una squadra di governo ricca di competenze ed anche questa “conosciuta”. Dal “web” e dalla piazza si passa insomma ad un’offerta politica che si stacca dagli apparati dei partiti ma non dalla realtà urbana alla quale è rivolta.
Secondo connotato originale: i due nuovi sindaci sono persone “dialoganti”, assai diversi dallo stereotipo respingente dei parlamentari “grillini”. Potrebbe esser questo un nuovo modo per “catturare”, cambiando modello, il voto di protesta.
Che i partiti continuano ad alimentare quasi con una sorta di masochismo. Immaginiamo quanto avranno inciso sul “distacco” dai partiti le furbatine dell’ex ministro Idem. Ancora, come reagiranno i pensionati all’idea di Renzi che bisogna tassare le pensioni al di sopra dei tremila e cinquecento euro (+ 10%). Inoltre, quando sarà chiaro che la sbandierata impignorabilità della prima casa si riferisce alle riscossioni di Equitalia mentre non cambia alcunché per i ritardati o mancati pagamenti di un mutuo ipotecario. Visto che in questi casi la banca può continuare ad esercitare l’art. 40 del Testo Unico Bancario che arriva dritto al pignoramento.
Infine, quando si capirà che l’attuale legge elettorale detestata, il cosidetto “Porcellum”, lungi dall’essere in via di modifica è stata “blindata” per diciotto mesi, legandola al compimento delle riforme istituzionali, senza alcuna clausola di salvaguardia. Se oggi Berlusconi facesse cadere il governo, imponendo al presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere, si tornerebbe a votare con il “Porcellum”. Per la gioia degli aspiranti deputati designati dalle segreterie e di quelli “paracadutati” (ad esempio, nella nostra regione) che il giorno dopo le elezioni, salvo nobili eccezioni, si iscrivono negli albi di “Chi l’ha visto”.
In sostanza, ci sono molti elementi per concludere che la domanda politica espressa con un voto di protesta continuerà: tramutandosi in astensione, o riservando ancora simpatia e fiducia al fenomeno Grillo, ovvero premiando una nuova offerta politica che mantiene la caratteristica anti-partito ma vede altresì, quali suoi protagonisti, soggetti non estranei al territorio e in possesso di indiscutibili curricula che ne attestano capacità amministrative e di soluzione dei problemi.
Si dice da tempo che l’inaridimento dei trasferimenti mette in crisi il potere redistributivo sul quale i partiti basavano la loro offerta politica. Questa tesi è ormai acclarata e consolidata. Ma i partiti non sembrano ancora convinti di doversi attrezzare, per vincere le elezioni, grazie anche e soprattutto a un voto ideologico. I risultati di Messina e Ragusa potrebbero essere un ulteriore argomento per iniziare questa riflessione. Così come la lettura di un recente testo di Michael Sandel – “Quello che i soldi non possono comprare. I limiti morali del mercato”, Feltrinelli, 2013 – sulla fiducia, cioè.
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