Il rapporto di Legambiente. In Campania, Calabria, Sicilia e Puglia la metà dei 34.120 reati scoperti
Nel 2011 nel nostro Paese sono stati scoperti 34.120 reati ambientali. E sono già 18 i Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa e commissariati (per reati spesso legati al ciclo del cemento) nei primi 6 mesi del 2012. L’anno precedente erano state 6. Soltanto in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia si sono consumati la metà dei reati.
A lanciare l’allarme è “Ecomafia 2012”, il rapporto annuale di Legambiente sulle storie e i numeri della criminalità. Si tratta di «un numero altissimo – denuncia l’associazione -, superiore anche al periodo buio degli anni ’90, che testimonia questa inesorabile tendenza alla perseveranza della criminalità organizzata che sempre più s’infiltra nei circuiti economici e imprenditoriali legali».
Le ecomafie si diffondono in tutto il Paese e non mancano i Comuni sciolti per mafia anche al Nord come pure i coinvolgimenti dei “colletti bianchi”.
Il dossier fotografa un business illecito da 16,7 miliardi di euro, 300 negli ultimi 20 – contrastato con impegno dalle forze dell’ordine che nel 2011 hanno effettuato 8.286 sequestri e 302 arresti (+48,8% sull’anno precedente), con 28.132 persone denunciate (+7,8%).
Ai primi quattro posti della hit della illegalità ambientale in Italia nel 2011 si confermano le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: nell’ordine, Campania (con 5.327 infrazioni), Calabria (3.892), Sicilia (3.552) e Puglia (3.345). In queste quattro regioni si concentra poco meno della metà (il 45,7%) del totale dei reati ambientali scoperti. La Campania guida anche la classifica degli arresti (97), seguita da Molise (413), Trentino e Calabria (42), Sardegna (23) e Sicilia (20); sempre in Campania c’è il più elevato numero di denunce (4.234) contro le 2.971 in Puglia, 2.842 in Sicilia, 2.561 in Calabria e 2008 in Sardegna. Nella hit dei sequestri il primo posto è occupato dalla Puglia (1.281), che precede Campania (1.234), Calabria (980), Sicilia (900) e Toscana (678).
Un dossier ricco di numeri e analisi, che fotografa le illegalità come gli incendi boschivi, il commercio illegale, il traffico internazionale dei rifiuti, il bracconaggio. Anche il patrimonio storico, artistico e archeologico ha subìto un assalto con furti aumentati del 13,1%.
«Il rapporto conferma – sottolinea il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – come sempre più insidioso e pervasivo è il coinvolgimento della delinquenza organizzata nella gestione del traffico dei rifiuti, nell’abusivismo edilizio speculativo, nella contraffazione alimentare. E’ perciò necessario ricorrere a nuove metodologie di accertamento, adeguare il quadro normativo e realizzare una incisiva azione di contrasto con la piena collaborazione di tutti i soggetti istituzionali».
Legambiente presenta Ecomafia 2013, Nomi e numeri dell’illegalità ambientale
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