La coalizione che sostiene il governatore Crocetta esce rafforzata dal primo turno delle elezioni comunali. Particolarmente significativi i risultati nei quattro capoluoghi in cui si è votato. A Catania e a Messina i candidati del centrosinistra, Bianco e Calabrò, a scrutinio non ultimato sono sopra il 50% (quindi vincitori al primo turno) su Stancanelli e Accorinti. A Siracusa si va al ballottaggio tra Garozzo e Reale, e a Ragusa se la vedranno Piccitto e e Cosentino. In un quadro di disfatta per i grillini, Piccitto è l’eccezione. Affluenza al 66,07%.
Il cappotto che il centrosinistra ha inferto al centrodestra in Italia, assicurandosi gli undici comuni capoluogo al ballottaggio, ha avuto ripercussioni in Sicilia.
Meno sulle astensioni, che, sì, ci sono state ma in misura minore. Da noi ha votato il 66,5% degli aventi diritto, nella penisola il 48,6%. L’onda lunga ha superato lo Stretto e nei quattro comuni isolani, sempre capoluoghi, Messina Catania Siracusa e Ragusa, ha determinato nella città etnea un risultato nettamente a favore di Enzo Bianco, così a Messina con Felice Calabrò.
A Siracusa e Ragusa il centrosinistra è presente in entrambi i comuni con una discreta maggioranza. Nella città aretusea ci sarà sicuramente ballottaggio col candidato del litigioso Pdl; nel centro ibleo con quello di Cinque Stelle. Messina e Ragusa vedono due «movimenti» nel secondo turno. Nella città dello Stretto, sulla scia dei grillini, è sorto un «No ponte» di facile lettura politica anche se proporsi con un «No» lascia perplessi, specie in una Sicilia che tutto ha di bisogno tranne che di bastian contrari. I «no Tav», come si vede, hanno fatto proseliti. Solo che la Tav la stanno realizzando lo stesso, il Ponte rimarrà tra le incompiute pagate a caro prezzo dai contribuenti. Per quanto riguarda i Cinque Stelle, invece, dopo i successi nelle regionali e nelle politiche nazionali, c’è da constatare che Grillo e i suoi uomini sembrano in caduta libera, come del resto in tutta Italia. Il «vaffa» non paga più?
C’è un altro dato da evidenziare: Rosario Crocetta pare aver vinto la sua battaglia. L’ha cominciata in modo solitario costringendo il partito d’adozione, il Pd, a candidarlo, ora con il suo Megafono contende proprio ai suoi compagni di cordata la leadership del centrosinistra. Il test elettorale, che forse Crocetta temeva, forse è stato utile a lui e al suo governo. Gli auguriamo che sappia utilizzare al meglio questo eventuale successo. Anche perché le notizie che riguardano la Sicilia, pur non nuove, non fanno altro che accrescere l’allarme sulla situazione dell’Isola.
Veniamo, appunto, alle dolenti note. Bankitalia ha fotografato giorni fa, con dati inconfutabili, il dramma socio-economico in cui versa la Sicilia. Centomila posti persi dal 2008 a oggi (38 mila solo nell’ultimo anno), con un tasso di disoccupazione del 18,6%. I giovani senza lavoro, ma questo è un dato che pubblichiamo ormai da settimane, sono al 51,3%. E’ una conferma autorevole che ci lascia poche speranze nel breve e medio periodo. Lavorano qui da noi meno di un milione e quattrocentomila unità. Ovviamente assieme all’occupazione calano il fatturato e gli investimenti. Diminuiscono così i prestiti bancari e aumenta il numero delle aziende non in grado di onorare i prestiti già accesi. In sofferenza ci sono un miliardo e settecentomila euro. Non parliamo dei mutui per le case: sono diminuiti del 53,9%. Il mattone così è in crisi nonostante le abitazioni costino meno.
Lo riconosciamo, presidente Crocetta, è difficile, oggi più di prima, governare questa terra. Ci sembra, talvolta, persino fuori luogo l’entusiasmo di chi ha vinto. Ma è giusto che sia così. L’euforia di un successo aiuta a scacciare il pessimismo del momento che viviamo. Lei, signor governatore, e i sindaci appena eletti o che saranno eletti tra quindici giorni, non solo nei capoluoghi ma in tutta l’Isola (sono ben 142), avete preso un impegno con i siciliani che forse voi stessi non immaginate. Finita la campagna elettorale e i festeggiamenti vi sono delle scadenze improrogabili. E non riguardano solo le singole città che andrete ad amministrare, ma tutta questa terra benedetta dalla natura, ma maltrattata dagli uomini. Parecchi, purtroppo, di casa nostra. lasicilia
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