Oltre 1,5 milioni di siciliani chiamati alle urne primo test su Crocetta e i suoi rapporti col Pd Esito incerto. Nelle città capoluogo (Catania, Messina, Ragusa, Siracusa) quasi sicuro il ricorso ai ballottaggi. In tutte aleggia lo spettro dell’astensione.
Sono 1 milione 637 mila e 134 gli elettori chiamati alle urne, oggi e domani, nei 142 comuni in cui si vota per eleggere il sindaco, il consiglio comunale e, in alcuni casi (Catania, Messina, Comiso, Carlentini, Siracusa e Castellammare del Golfo), anche i consigli circoscrizionali.
Circa 650 mila elettori sono concentrati nelle quattro città capoluogo in cui si vota: Catania, Messina, Ragusa e Siracusa. Solo il capoluogo etneo è ancora guidato dal sindaco eletto cinque anni fa, Raffaele Stancanelli. Messina, Ragusa e Siracusa, invece, sono rette da commissari straordinari.
A contendersi la carica di primo cittadino nei 142 comuni, sono complessivamente 485 candidati: 430 uomini e 55 donne. In questa tornata elettorale farà il suo esordio in Sicilia la doppia preferenza di genere (un voto per un uomo e l’altro per una donna). Si vedrà se aumenterà nei consigli comunali la rappresentanza del gentil sesso.
Anche se si tratta di una tornata amministrativa parziale, quelle di domani e lunedì sono le prime elezioni dopo quelle regionali che hanno portato per la prima volta un candidato di sinistra, Crocetta, a palazzo d’Orléans. Un mini-test per il governo regionale a circa sette mesi dalla sua elezione. Pochi per potere esprimere giudizi. La campagna elettorale è stata caratterizzata dalle polemiche suscitate dalla decisione del presidente della Regione di presentare candidati alla carica di sindaco con il simbolo del suo movimento il «Megafono» in contrapposizione ai candidati del Pd: a Partinico, Modica, Licata e Piazza Armerina.
Nelle città capoluogo, invece, il «Megafono» sostiene i candidati a sindaco del centrosinistra. Le polemiche tra esponenti del Pd e del Megafono sono state roventi, anche se Crocetta, per non alimentare ulteriori divisioni, si è astenuto dal fare comizi nelle quattro cittadine dove vi sono candidati a sindaco che corrono con il suo simbolo. Una decisione presa, probabilmente, dopo l’incontro avuto, la scorsa settimana, con il nuovo segretario nazionale del Pd, Epifani.
Come si ricorderà, la lista del Megafono era stata voluta e benedetta dall’ex-segretario, Bersani, per allargare l’area del consenso del centrosinistra. Alcuni dirigenti regionali e locali, però, l’hanno sempre vista come fumo negli occhi. I candidati a sindaco in contrapposione a quelli del Pd a Partinico, Licata, Modica e Piazza Armerina, hanno indotto l’ex-senatore Crisafulli a rivolgersi al presidente del comitato nazionale di garanzia Berlinguer, per fare chiarezza.
Ma non solo nel centrosinistra si sono registrate polemiche. Nel centrodestra, addirittura, più esattemente nel Pdl, si è arrivati alla sospensione-espulsione dal partito del deputato regionale Vinciullo che ha deciso di sostenere la candidatura a sindaco di Reale, in contrapposizione a quello del Pdl che ha deciso di appoggiare il segretario provinciale dell’Udc, Bandiera. Alle regionali l’Udc ha sostenuto Crocetta. Vinciullo aveva proposto la propria candidatura a sindaco di Siracusa che, a suo dire, sarebbe stata lasciata cadere nel vuoto dalla segreteria provinciale.
La campagna elettorale, appena conclusa, si è svolta sotto tono. Grillo ha portato parecchia gente in piazza, ma non come in occasione delle elezioni regionali e di quelle politiche. Le amministrative solitamente sono piuttosto partecipate dagli elettori, anche perché nonostante lo sbarramento del 5% continuano a fiorire centinaia di liste civiche che schierano migliaia di candidati. Alle regionali l’astensione fu del 53%.
Contrariamente al recente passato, quando anche nelle grandi città, il centrodestra riusciva ad eleggere il proprio candidato sindaco al primo turno, in questa tornata a Catania, Messina, Ragusa e Siracusa l’esito è piuttosto incerto. Tranne sorprese si dovrà fare ricorso al ballottaggio (23-24 giugno). E non si escludono clamorosi colpi di scena, almeno così si evincerebbe da alcuni sondaggi. Ma ormai mancano poche ore al voto. Saranno le urne a dare il verdetto definitivo.
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