Sequestri per 48 milioni, coinvolto gruppo vicino a Ciancimino.
Le mani dei boss sugli appalti per la metanizzazione in Sicilia. La Guardia di finanza di Palermo ha sequestrato un patrimonio del valore di 48 milioni. Le indagini, che vedono al centro la Gas spa, hanno fatto emergere infiltrazioni di boss, fra cui Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro, negli affari delle societa’ fra gli anni ’80 e ’90, affari che godevano di protezioni mafiose e politiche, in particolare dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
L’inchiesta si è avvalsa di numerosi riscontri legati alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Giovanni Brusca, Vincenzo Ferro, Antonino Giuffrè; al contenuto di alcuni pizzini sequestrati a boss mafiosi; all’esame di decine di contratti di appalto e sub appalto per l’esecuzione di lavori connessi alle opere di metanizzazione. Gli investigatori hanno ricostruito la storia delle diverse società del gruppo in parallelo a quella della ricchezza accumulata nel tempo dalla famiglia del fondatore, subentrata nelle gestione dopo il suo decesso avvenuto nel 2000.
L’indagine si è poi estesa alle operazioni di cessione dell’intero pacchetto azionario e del patrimonio delle società, nel 2004, per un corrispettivo di circa 115 milioni di euro, che avrebbe permesso agli eredi dell’imprenditore di ”ripulire” gli ingenti proventi acquisiti grazie all’appoggio di Cosa Nostra nella costituzione di nuove società, nell’avvio di fiorenti attività commerciali e nell’acquisto di beni immobili a Palermo e nella provincia di Sassari, tra appartamenti, ville e case di pregio.
Tra i beni sequestrati, in Sicilia e Sardegna, figurano società immobiliari e di produzione di metalli preziosi, imprese agricole, attività commerciali di prodotti petroliferi, oggetti d’arte, appartamenti, uffici, locali affittati ad importanti aziende e catene commerciali – molti dei quali nel centro di Palermo – immobili, locali commerciali, opifici, autorimesse, magazzini e disponibilità bancarie.
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