Il 9 maggio del 1978 veniva barbaramente ucciso da Cosa nostra Peppino Impastato. A 35 anni dal suo assassinio il presidente della Camera Laura Boldrini ricorda la figura del giovane rivoluzionario di Cinisi che sfidò la mafia a viso aperto.
Ecco il testo che la Boldrini ha inviato al fratello di Peppino, Giovanni:
Sono tanti 35 anni. Una vita, ormai, dal giorno in cui Peppino Impastato venne ucciso. Consola però notare come, anno dopo anno, la sua figura sia diventata sempre più punto di riferimento per le nuove generazioni in cerca di riscatto. Soprattutto per coloro che, vivendo in territori difficili, a lui si ispirano per isolare mentalità e comportamenti mafiosi.
Perché è stata questa la forza rivoluzionaria di Peppino Impastato: mettere all’angolo Cosa Nostra con un’arma di certo inedita per l’epoca, l’ironia. Meglio sarebbe dire la derisione. Ridicolizzare i rituali di cosa nostra e i suoi uomini oggi è una strategia contro la mafia. Allora era un atto eroico. Peppino lo sapeva, sapeva di andare incontro a morte certa. Ma questo non lo ha fermato. Così come non si sono mai fermati, nella loro ricerca di verità e giustizia, i familiari e gli amici.
La mamma, la signora Felicia – che è ancora nel cuore di tutta Italia – e il fratello Giovanni. Certo, i boss che ordinarono la morte di Peppino non avevano messo in conto che, 35 anni dopo, lui sarebbe stato ancora un simbolo.
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