Il governo delle «larghe intese» che si profila a Roma e la partecipazione attiva del presidente della Regione, Rosario Crocetta, alla rielezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, sarebbero le cause che avrebbero indotto i grillini siciliani a scrivere la parola fine a ogni possibilità di collaborazione con il governo regionale. La dichiarazione di guerra è arrivata nel pomeriggio di martedì, mettendo una pietra tombale sul tanto decantato «Modello Sicilia»: «Anche in Sicilia ormai il modello è quello dell’inciucio, Pd-Pdl. Il governo Crocetta ha preso una strada di rottura col Movimento. La rivoluzione di Crocetta è finita prima di cominciare».
I primi sintomi di malessere erano stati avvertiti al momento del voto del disegno di legge sulla doppia preferenza di genere per l’elezione dei consigli comunali. Norma, approvata dall’Ars, con il voto contrario del M5S e quello favorevole del Pdl. Ma non sarebbe solo questo il motivo, come ha svelato il deputato Salvatore Siragusa, che ha annunciato battaglia in Aula dopo che in commissione Bilancio, il governo regionale, rappresentato dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi, ha bocciato i 160 emendamenti presentati dal M5S. Non ci sarà un approccio morbido in Aula – ha anticipato Siragusa -. Valuteremo provvedimento per provvedimento. Se il bilancio è nell’interesse dei cittadini, lo appoggiamo, altrimenti non lo votiamo».
Probabilmente, a fare traboccare il vaso sono state anche le dure parole pronunciate da Crocetta, sul giudizio espresso da Beppe Grillo subito dopo la rielezione di Napolitano, che l’ha definito «un golpe». Sul punto, il presidente della Regione, non ha usato mezzi termini: «Ho disprezzo per coloro che dicono che la rielezione di Napolitano sia stata un colpo di Stato. Gli abbiamo chiesto di accettare, per evitare al nostro Paese una deriva antidemocratica».
Crocetta, che nei confronti dei grillini ha avuto sempre particolare attenzione, non si aspettava la presa di distanze. «Sono veramente dispiaciuto per le affermazioni del M5S rispetto a presunte rotture con loro. Il dialogo per me è sempre aperto, con loro e con tutti i gruppi parlamentari, un dialogo sui fatti, sui contenuti, sui valori e sull’obiettivo comune di fare rinascere la Sicilia e farla uscire dalla situazione drammatica che vive».
Quello che propone il presidente della Regione è un confronto a tutto tondo con le forze politiche, tenuto conto i partiti che lo sostenevano in campagna elettorale hanno conquistato appena 39 seggi sui 90 dell’Ars. Le urne, invece, incoronarono primo partito dell’Isola il Movimento 5 Stelle con il quale Crocetta ha subito aperto il dialogo, adoperandosi affinché ad esso venissero riconosciute le cariche istituzionali che gli spettavano, come la vice presidenza dell’Ars, la presidenza della commissione Ambiente e u deputato segretario.
Crocetta ha lanciato un invito a non interrompere il dialogo: «Bisogna dare risposte ai giovani, ai poveri, ai disoccupati. Su questo il confronto rimane aperto e spero in questi giorni di incontrare loro così come altri gruppi parlamentari, affinché il rapporto con il Parlamento tutto si impronti all’insegna della Sicilia e del popolo siciliano».
A questo punto Crocetta dovrà cercare larghe intese con l’opposizione e questo, senza dubbio, inciderà sulla spinta di cambiamento che aveva accompagnato i suoi primi mesi di governo. I 5 stelle d’altro canto, seppur coerenti su tutto il territorio nazionale nell’essere fortemente intransigenti e nel non accettare mediazioni tattiche, rischiano di non essere compresi dal proprio elettorato. Dopo i risultati delle elezioni friulane forse sarebbe opportuno meditare una strategia alternativa perché cittadini e movimenti sono sì stanchi e “inferociti” nei confronti della solita politica dell’ inciucio all’italiana, ma chiedono anche risposte concrete e immediate.
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