Il governo regionale intende riproporre l’aumeno dei ticket sanitari.
Un’impressione che circlava nei giorni scorsi negli uffici dell’assessorato alla salute di piazza Ottavio Ziino, ma che martedì è stata confermata dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi, durante il forum organizzato dal Centro Studi Pio La Torre, a Palermo.
Il provvedimento era stato bocciato dalla commissione Sanità dell’Ars, che col presidente Pippo Digiacomo (Pd) promette barricate agli aumenti delle tariffe.
“Bisognerà anzitutto verificare – ha spiegato l’assessore – la copertura finanziaria. Subito dopo verificheremo la possibilità di una reintroduzione degli aumenti dei ticket. Probabilmente non li avremmo spiegati abbastanza bene”.
La formula con la quale Bianchi intende intervenire è quella della presentazione di un emendamento in aula, in sede di bilancio. Già nella bozza di finanziaria depositata a dicembre era stato previsto l’aumento di alcuni ticket sanitari. In particolare, l’assessore Lucia Borsellino aveva indicato l’aumento da due a tre euro del ticket per ogni prescrizione di un nuovo balzello da 10 euro al giorno per i ricoveri di pazienti con un reddito fino a 50 mila euro annui e di 25 euro per quelli che superano questa fascia di reddito. Poi, il voto in commissione Sanità ha bocciato le nuove tariffe.
Ma il governo ci riproverà in commissione Bilancio fra qualche settimana, quando depositerà i testi da approvare entro fine aprile. Bianchi ha anche chiesto a tutti i dirigenti degli assessorati di individuare i capitoli di spesa che possono essere azzerati e giustificare per iscritto quelli da finanziare.
Intanto, secondo il Rapporto Oasi 2012 dell’Università Bocconi, più di un cittadino su due ormai preferisce pagare di tasca propria visite ed esami sia per non fare lunghe file sia perchè ormai, tra ticket e superticket, spesso la prestazione medica erogata dal privato costa addirittura meno. Inoltre, dal rapporto emerge che il 57,8% di chi vive in Campania, Lazio, Abruzzo, Molise, Piemonte, Calabria, Puglia e Sicilia si è dichiarato insoddisfatto dei servizi sanitari della propria regione, dopo che il piano di rientro dal deficit è stato messo in atto.
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