Al presidente Crocetta resta solo martedì per evitare che l’Ars sia costretta a votare su una riforma che ancora oggi non ha un profilo. E che farebbe esplodere il rapporto con i grillini.
Il primo tentativo di Crocetta di rinviare le elezioni per le Province, dal maggio di quest’anno a quello dell’anno prossimo, è anchdato a vuoto. E ora al presidente resta solo la giornata di martedì per evitare che l’Ars sia costretta a votare il giorno dopo su una riforma che ancora oggi non ha un profilo. E che farebbe esplodere il rapporto fra maggioranza e grillini.
Mercoledì sera il presidente aveva annunciato l’intenzione di rinviare le elezioni, commissariare le Province e nel frattempo varare all’Ars una riforma che -invece di abolire questi enti- riduce i costi del 20% e riscrive le funzioni. Un testo definito dai grillini “un brodino”.
I 5 Stelle chiedono l’abolizione, prendere o lasciare: o con loro o sarà sfida a colpi di voto all’Ars. Il problema è che ieri in commissione il governo non ha trovato una sintesi fra le diverse posizioni neppure degli altri partiti. E poichè il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha già fissato per mercoled’ il voto sulla riforma, il rischio è di andare in aula in ordine sparso con un esito imprevedibile delle votazioni. Formalmente il governo non ha ancora scritto neppure un proprio testo e dunque si voterebbe su quello messo a punto dal presidente della commissione, Marco Forzese, che prevede appunto tagli ai costi ma non l’abolizione delle Province. Il Pdl alza il prezzo della trattativa. Giuseppe Castiglione, coordinatore regionale, si dice contrario al commissariamento e propone, al massimo, di prorogare gli attuali presidenti. Ma il Pdl, con Francesco Scoma e Simona Vicari, vorrebbe anche sfidare elettoralmente Crocetta e chiede di votare subito una riforma taglia-costi e andare a elezioni a fine maggio o poco oltre. Una posizione che coinvolge l’intero centrodestra, come sottolinea anche Giovanni Avanti (Pid), presidente della Provincia di Palermo e leader dell’Urps.
Votare subito, hanno calcolato i tecnici della Regione, costerebbe 13,5 milioni da aggiungere al milione e mezzo che già costeranno le urne aperte il 26 e 27 maggio in 142 Comuni. Per Forzese “dalla commissione martedì dovrà uscire un testo perlomeno votato a maggioranza. Ho potuto verificare posizioni molti distanti che vanno dalla soppressione delle Province al rinvio del voto. Soprattutto nel Partito democratico sussistono almeno tre posizioni differenti sull’argomento”.
Secondo alcuni deputati ieri il Pd avrebbe tentato di portare avanti la tesi delle elezioni subito per favorire la candidatura di Mirello Crisafulli a Enna, mentre nel centrodestra sia Avanti che Francesco Cascio avrebbero già la candidatura pronta a Palermo.
Ma una riunione di gruppo del Pd, in serata, ha sgomberato il campo da equivoci: “Bisogna necessariamente proccedere a tappe – ha detto Giovanni Panepinto – e la prima tappa non può che essere quella del rinvio del voto. Solo così potremo avere il tempo per decidere la migliore riforma possibile, concordata con i territori, che comunque deve avere l’obiettivo di ottimizzare le funzioni, ridurre i costi e tagliare gli sprechi”. Il Pd non parla dunque di tagliare le Province e così si riavvicina alle posizioni di Crocetta.
Restano pronti allo scontro d’aula i grillini, forti di un loro testo che prevede l’abolizione subito e che potrebbe essere messo ai voti come emendamento. Ma il Pd avverte il Movimento 5 Stelle: “Agli amici grillini – conclude Panepinto – dico che se sono per il taglio netto delle Province, devono ricordare che se intanto non voteranno con noi il rinvio delle elezioni, la conseguenza sarà che andremo al voto a maggio con l’attuale assetto. Insomma, l’intrasigenza deve fare i conti con la realtà delle cose”.
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