Stop ai tagli e promesse di investimenti. Pur con accenti diversi è questo il comune denominatore delle politiche per l’istruzione delineate dai vari partiti nei programmi elettorali.
PD. Il partito di Bersani, se vince le elezioni, intende portare la spesa per l’istruzione dal 4,9% sul Pil di oggi al 6,3% di media Ocse, investendo dagli asili nido fino alle scuole di ogni ordine e grado. Alle elementari vuole il ritorno al tempo pieno mentre per le superiori punta all’introduzione di un biennio uguale per tutti e al rafforzamento dell’istruzione tecnica. Nella prossima legislatura il Pd intende partire da un piano straordinario contro la dispersione scolastica, dal varo di misure operative per il diritto allo studio e investimenti sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione.
SEL. Ripristinare il tempo pieno a scuola e dire addio al numero chiuso per gli atenei, oltre a un piano straordinario per le assunzioni di docenti e ricercatori, una radicale modifica al sistema di valutazione delle istituzioni e, in generale, un incremento dei fondi per il sistema educativo: sono questi alcuni dei punti chiave del programma di Sel. Tra le proposte anche l’innalzamento a 18 anni dell’obbligo scolastico, un programma di edilizia scolastica, nonché la costruzione di nuovi nidi pubblici.
PDL. Propone di rafforzare l’autonomia dei singoli istituti nella scelta dei docenti, negli organici e nella gestione dell’offerta formativa. Individua l’inizio del percorso educativo a 5 anni e intende valorizzare l’inglese come lingua di insegnamento nei corsi di laurea. Tra gli obiettivi c’è anche quello di favorire il rapporto scuola-impresa sostenendo i percorsi di formazione professionale, sul modello delle scuole tecniche tedesche.
LEGA NORD. Ritiene che sia necessario garantire il massimo sostegno alla scuola non statale, incentivando così la concorrenza tra istituti scolastici. Rilancia pure le «classi ponte» per gli studenti stranieri.
MOVIMENTO 5 STELLE. Parla di abolizione del valore legale del titolo di studio, insegnamento obbligatorio dell’inglese a cominciare dall’asilo, abolizione della legge Gelmini, risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica, diffusione obbligatoria di internet nelle scuole, graduale sostituzione dei libri cartacei con quelli digitali, accesso pubblico via internet alle lezioni universitarie. Promette anche lo sviluppo delle strutture di accoglienza degli studenti e investimenti nella ricerca.
FERMARE IL DECLINO. Anche il movimento «Fare per fermare il declino» opta per l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Intende poi aumentare la concorrenza fra istituzioni scolastiche e rafforzare la selezione meritocratica di docenti e studenti.
RIVOLUZIONE CIVILE. Sostiene il principio di difendere la scuola pubblica, una scuola che valorizzi gli insegnanti e gli studenti con l’università e la ricerca scientifica pubbliche non sottoposte al potere economico dei privati.
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