La storia racconta che il 19 febbraio del 1943, il vescovo della diocesi di Noto monsignor Angelo Calabretta annunziò all’interno della Cattedrale che era desiderio suo e dell’intera città emettere un voto al Signore perché, con l’intercessione di San Corrado, la città fosse preservata dalle incursioni aeree.
Il 28 febbraio, prima di richiudere nella cappella sulla navata destra della Cattedrale l’urna argentea contenente le reliquie del santo, monsignor Calabretta lesse il voto.
«Se il Signore lascerà immune la Città dalle incursioni aeree nemiche nella presente guerra, ogni anno in perpetuo nella festa del Santo, il 19 febbraio, il sindaco porterà ufficialmente un cero al Santo; e i singoli cittadini di Noto nella vigilia di detta festa faranno ogni anno un digiuno nella forma consueta della Chiesa e non sotto pena di peccato, e s’impegneranno, finita la guerra, a fare eseguire le auspicate e dovute decorazioni alla chiesa cattedrale che conserva il prezioso corpo di S. Corrado Confalonieri, patrono della città e diocesi di Noto».
Settant’anni dopo, il rito del cero e del digiuno si ripetono ancora. Perché nessun bombardamento colpì la città di Noto e tutto il suo patrimonio artistico e architettonico riuscì a salvarsi, diventando nel corso degli anni motivo di richiamo per i turisti e motivo d’iscrizione alla World Heritage List dell’Unesco, come patrimonio dell’Umanità.
I festeggiamenti invernali per San Corrado si sono aperti domenica scorsa con la consueta traslazione dell’urna. Dalla cappella dedicata al santo eremita, dove è conservata durante l’anno, l’urna è ritornata tra i fedeli ed è stata esposta in attesa della processione del prossimo martedì.
Diverse sono le attività organizzate dalle numerose associazioni cittadine. Per cercare di legare la festa religiosa all’evento più caratteristico della città, l’Infiorata, l’associazione Maestri Infioratori in collaborazione con gli istituti scolastici ha realizzato dei pannelli verticali infiorati sul santo, che saranno esposti dinanzi all’imponente scalinata della Basilica Cattedrale. Domenica la messa sarà animata dalla presenza dei devoti delle due associazioni che portano l’urna del santo e dal rito dei ceri. Martedì 19 febbraio è il giorno della festa: l’urna portata a spalla in processione dai Portatori e Fedeli di San Corrado percorrerà le vie della zona alta della città, fino alle chiese del Ss Crocifisso e del Sacro Cuore.
Quasi a rievocare il percorso che era solito fare il Santo, che nella vecchia Noto distrutta dal terremoto del 1693 si recava ogni giorno per pregare dalla Grotta dei Pizzoni. Il sommo pontificale delle ore 10.30 all’interno delle Basilica Cattedrale sarà officiato dall’attuale vescovo di Noto monsignor Antonio Staglianò, e concelebrato dai vescovi emeriti, i monsignori Giuseppe Malandrino e Salvatore Nicolosi. Durante la celebrazione si ripeterà il rito del cero votivo, che sarà offerto dal sindaco Corrado Bonfanti.
La processione rappresenta un momento di raccoglimento e preghiera, ma anche di folklore e devozione. Per l’intero tragitto l’urna sarà “scortata” dai portatori dei “cilii”, grandi ceri decorativi in lamiera che raccontano scene della vita del santo e nascondono anni di tradizione. Così come è una tradizione il “viaggio scauso” – letteralmente il “viaggio scalzo” – di alcuni fedeli, la presenza delle sette confraternite del vicariato netino, di cui una femminile, e quella della banda musicale.
Le porte e le finestre delle vie percorse si aprono quasi a voler far accomodare il santo, i balconi si abbelliscono per l’occasione e le grida dei portatori si alternano al suono della campanellina che detta i ritmi della processione. E il rientro della processione rappresenta forse uno dei momenti più attesi e caratteristici della festa. Fermi davanti la Basilica, a pochi passi da Palazzo Ducezio: al primo suono della campanella bisogna caricare, al secondo si parte. E via di corsa lungo gli scalini della Basilica Cattedrale, tra gli ultimi sforzi dei portatori, gli applausi dei presenti e lo stupore di chi non ne sapeva nulla. Perché nel corso degli anni Noto ha allargato i suoi confini, i festeggiamenti in onore a San Corrado richiamano in città turisti e appassionati di feste patronali.
Prove tecniche di stagione turistica, con via Silvio Spaventa sempre più centro della movida netina e della provincia. La via dietro Palazzo Ducezio, residenza municipale, è diventata ormai punto di riferimento per i giovani della città. L’offerta turistica della città capitale del Barocco europeo è una tra le più complete che l’intero stivale possa vantare. Arte e cultura, architettura e natura, scienza e storia, tutti elementi che si fondono assieme per rendere Noto appetibile.
Il colore giallo della pietra barocca baciato dal tiepido sole invernale rende ancor più luminoso l’ingente patrimonio architettonico della città che dopo il terremoto del 1693 venne ricostruita a valle, con i resti di Noto Antica ancora visitabili sul Monte Alveria. Da lì è ripartito tutto, e la figura di San Corrado rappresenta l’ideale continuo tra quella e l’attuale Noto, che ha sempre fatto del suo santo patrono una figura guida a cui affidare le sorti proprie e della città.
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi