Il palcoscenico mediatico della penultima settimana di campagna elettorale in Italia per l’elezione del parlamento e del Primo Ministro, ieri 11 febbraio è stato occupato in maniera inaspettata ma vorrei dire delicata, dalle dimissioni di Papa Benedetto XVI.
Ieri sera almeno 4 canali televisivi importanti trasmettevano programmi, dibattiti sulla figura del Papa, sulle sue dimissioni e sul prossimo Papa.
La giornalista dell’Ansa che per prima ha tradotto la Declaratio con cui Benedetto XVI comunicava di rinunciare al governo della Chiesa dal prossimo 28 febbraio, ha capito subito che quelle parole dette nella lingua ufficiale della Chiesa non erano per caso.
Che quelle 20 righe contenevano qualcosa di importante per cui valeva la pena ascoltarle, e siccome aveva fatto studi umanistici, quella giornalista ha tradotto immediatamente le parole del Sommo Pontefice che nel giro di pochi minuti hanno fatto il giro del mondo.
Vorrei adoperare una parola che ieri ho sentito poche volte, perché il Papa è il Papa, ma ieri a me ha fatto molta tenerezza. Il duro Ratzinger, il difensore della fede, il “Pastore tedesco” come lo hanno chiamato 8 anni fa al momento dell’elezione, il Papa che ha fatto molta fatica per carattere ad esprimersi con gesti significativi quanto spontanei, bene quel Papa ieri ha detto: Sono stanco, la Chiesa ha bisogno di qualcuno che la guidi con un passo più fermo, un’età più giovane per stare al passo dei tempi, per tenere duro contro tutti gli attacchi che possono venire e vengono dall’interno e dall’esterno, per questo vi chiedo di lasciarmi andare, anzi me ne vado alle 20 del 28 febbraio, il mese più corto quando già la giornata è finita, in silenzio come sono arrivato umile lavoratore nella vigna del Signore, me ne vado.
Che esempio che ci ha dato: «Con questo gesto, tanto imponente quanto imprevisto, il Papa ci testimonia una tale pienezza nel rapporto con Cristo da sorprenderci per una mossa di libertà senza precedenti, che privilegia innanzitutto il bene della Chiesa. Così mostra a tutti di essere totalmente affidato al disegno misterioso di un Altro.
Chi non desidererebbe una simile libertà?
Il gesto del Papa è un richiamo potente a rinunciare a ogni sicurezza umana, confidando esclusivamente nella forza dello Spirito Santo, come se Benedetto XVI ci dicesse con le parole di san Paolo: “Sono persuaso che colui che ha iniziato in voi questa opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1,6)».
Spero che tanti capiscano quello che sta succedendo nella Chiesa, un cambio epocale, il Papa è adesso il primo tra i pari, come vescovo di Roma, e quindi quando non ce la fa più si dimette, guardando per prima cosa la sua coscienza e poi chiedendo perdono per il gesto che stava facendo, perché ha capito che un padre non abbandona i figli, ma ci ha anche detto io continuerò a pregare per questa Chiesa. E la preghiera è importante nella vita attiva della Chiesa quanto i polmoni lo sono per il corpo, non si vedono ma assicurano la sopravvivenza. Così il vecchio Papa starà come Mosè nel nascondimento del monte della preghiera con le mani alzate pregando per il suo successore e per la sua Chiesa.
Poi tutto il resto che è stato detto ieri e che sicuramente verrà detto in questo periodo molto lungo è cronaca, gossip. Sarà lui a dare le indicazioni prima di giorno 28 e conoscendolo per quel poco che è possibile, saprà scomparire nel nascondimento, saprà andarsene in silenzio senza il clamore delle telecamere, che può darsi saranno li alle 20 del 28 febbraio per carpire la sua uscita dal Vaticano e lui magari sin dal mattino è già a Castelgandolfo proprio per sfuggire al clamore della cronaca.
Dicevo che ieri il Papa mi ha fatto tenerezza, anche perché ha dato l’annuncio davanti a 51 cardinali di cui almeno la metà avevano quasi 80 anni se già non li avevano superati di parecchio, uno addirittura si è visto dal video avvicinarsi all’altro vicino e chiedergli: ma che ha detto?
Questa Chiesa che ha la regola che a 75 anni ogni incarico di governo deve essere lasciato, dal 28 febbraio avrà anche un vescovo di Roma emerito che nel 2013 ha lasciato il governo della Chiesa perché sente che con l’età non ce la fa più, che ha bisogno di riposo.
Quanti di noi hanno ancora i nonni vivi, io ho la nonna a 87 anni, e tante volte si sente ripetere, sono stanca, non mi va di fare nulla, e magari passa le giornate in poltrona a guardare la televisione … bene il Papa non poteva farlo, basta seguire sul sito del Vaticano i suoi impegni e magari ci accorgiamo che non poteva camminare in pantofole perché la mattina c’erano le udienze, il pomeriggio riceveva i vescovi in visita e i suoi collaboratori, e poi preparare i discorsi, e quant’altro e non poteva dire oggi mi fermo a pregare, oggi non voglio vedere nessuno, perché avrebbero detto di tutto su di lui.
E allora ieri con parole molto semplici ha detto:
Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.
D.G.