Voto anch’io. No, tu no!

<strong>Voto anch’io</strong>. No, tu no!

Vi ricordate i referendum del 2011? Tra tutti gli italiani che ricorderanno quei giorni, sicuramente studenti e lavoratori li ricorderanno bene e con piacere. Infatti in quei giorni ci fu data (si anch’io sono un “fuori sede”) la possibilità di esercitare il nostro diritto/dovere di voto in una regione diversa da quella di residenza.

Voto fuori sede
Voto fuori sede

Peccato che per farlo si dovette usare come escamotage uno legge del 1970.

Per la consultazione referendaria esiste la possibilità per una piccola percentuale di fuori sede di poter votare in un seggio diverso da quello di pertinenza facendosi delegare come rappresentante di lista.

Per le altre elezioni volte a determinare la politica nazionale quindi, europee e politiche, invece, non esiste alcuna possibilità.

Non esiste democrazia e chi se ne frega dell’Art.3 (È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese) e dell’Art. 48 (Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge) della nostra bella Costituzione.

 

Alternative? La legge n. 241 del 1969 prevede rimborsi del 70% delle tariffe ferroviarie e marittime, delegando alle compagnie di emanare le direttive pratiche di applicazione della legge.

Quindi se io volessi esercitare il mio diritto/dovere di voto, la Repubblica Italiana mi permette di usufruire di questa agevolazione economica. Così partendo da Bologna alle 2:17, cambiando 3 treni e salvo problemi o ritardi, potrei arrivare nella vicina Castelvetrano (per tornare a casa avrei altri15 Kmda effettuare) alle 21:50. 22 ore, un giorno, per attraversare mezza Italia e per cambiare qualche treno.

In realtà un’alternativa molto più semplice sarebbe esistita ma buona parte dei nostri parlamentari ha preferito rimandare per poi saltare sugli attenti al grido di 25.000 Erasmus che denunciavano (giustamente) la mancanza di democrazia e la non possibilità di voto. Ascoltati si ma nessuna soluzione.

 

Qualche anno fa firmai un petizione (qui) lanciata dal comitato di IOVOTOFUORISEDE  poi insieme a loro scrissi un Disegno di Legge che prevede la possibilità di esercitare il diritto/dovere di voto per referendum/europee/politiche, ovvero, per  tutte quelle consultazioni elettorali effettuate su scala nazionale attraverso l’istituzione di un seggio speciale presso ogni Prefettura.

Presentato da Pardi al Senato (DDL 3054) e Briguglio alla Camera e nonostante l’impegno di alcuni Senatori (pochi) ed un parere positivo che ha riconosciuto la validità della proposta si è bloccato tutto.

 

Ad ogni consultazione elettorale, fra studenti e lavoratori fuorisede, restano esclusi quasi un milione di cittadini. Abbiamo raccolto le firme, scritto una legge (discussa al Senato) e siamo costretti a “tornare per votare” mentre vorremmo solo “votare per tornare”.

 

Per questo sabato 16 febbraio nelle maggiori piazze italiane andrà in scena un  flash mob elettorale (qui)   e alle elezioni del 24/25 febbraio, voteremo parallelamente per via telematica (il 21 ed il 22)  grazie alla piattaforma e-ligo.

Per gli studenti Erasmus è stata organizzata la stessa iniziativa con qualche piccola differenza (qui maggiori informazioni )

Un voto di protesta che non avrà valore legale ma che vuole evidenziare in tutto e per tutto la mancanza di democrazia ed il “trattamento” ricevuto dallo Stato italiano.

L’iniziativa è portata avanti da Voglio Votare (clicca)

Lo Stato si dimentica di noi, noi non dimentichiamo di essere cittadini italiani.

“Vivere fuori sede è una scelta, votare fuori sede è un diritto”.

Di Salvo Ognibene

http://salvatoreognibene.blogspot.it/

 

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