Sai che c’è del marcio. Però sino a quando non togli il coperchio e guardi cosa c’è dentro, non lo scopri.
Questa settimana dalla cloaca politica-finanziaria-sociale sono usciti fuori, tra i tanti, due bubboni.
Uno è siciliano, l’altro nazionale. I corsi di formazione professionale nell’Isola sono stati sempre, anche se tenuti sotto traccia, uno scandalo. I politici ne facevano, addirittura, vanto.
Un deputato regionale ha avuto la sfacciataggine tempo addietro di confessare: è così che facciamo la campagna elettorale. All’anima del sociale! Il costo: 400 milioni l’anno.
L’altro scandalo italiano, politico-finanziario, è quello del Monte dei Paschi di Siena: un buco di miliardi di euro, che il governo Monti ha cercato di coprire con un finanziamento di quasi quattro miliardi. Anche qui la politica, in questo caso il Pd, ha avuto il suo ruolo.
In un Paese che stringe la cinghia per sopravvivere (gli ultimi dati, come si sa, sono drammatici), sembra assurdo, ma purtroppo non lo è, assistere a saccheggi di denaro e a truffe organizzate da enti pubblici e da privati. Una macchina mangiasoldi da far gridare vendetta agli otto milioni di poveri e ai titolari di quelle aziende costrette a chiudere (mille al giorno, addirittura), perché Stato, Regione e altri enti non pagano i loro debiti, perché le banche sono restie a concedere prestiti.
Lo scandalo della formazione professionale è quanto di più incredibile ci sia. Rosario Crocetta ha fatto saltare il coperchio. Ma è solo una parte dello scandalo. Riguarda la cosiddetta burocrazia che ha sempre vegetato sulle spalle degli altri. Tra funzionari pubblici, enti privati di formazione, docenti, o presunti tali, ingaggiati senza alcun bando, si raccoglie un numero superiore ai partecipanti ai corsi stessi. Che dovrebbero essere propedeutici, in teoria, all’inserimento nel mondo del lavoro di giovani e di disoccupati. E invece a trovare un’occupazione, si stima, è appena il 9%. Se aggiungiamo al costo dei corsi (400 milioni, come abbiamo detto) ora a carico dei fondi europei, ma prima della sola Regione, quello dei 60 dipendenti, pagati questi, sì, dalla Regione, il conto del «sacco» è facile farlo. Il tutto per «servire» gli amici degli amici. Tra l’altro c’era qualcuno che dirottava parte dei finanziamenti sul proprio conto corrente. La “pulizia etnica” di Crocetta, però, sembra che non si fermi. I trasferimenti di massa continuano anche in altri assessorati, dove c’è il sospetto di corruzione. L’altro ieri è toccato agli addetti di Territorio e ambiente, ora sembra che toccherà al Turismo. Lì il pozzo degli sprechi è stato sempre senza fondo.
Questi sono ladri di polli in confronto all’altro scandalo che ha per titolare un nome altisonante: la Monte dei Paschi di Siena. Lì i miliardi non si contano. La gestione dei «derivati», termine che forse dice poco alla maggior parte della gente, è rimasta nascosta sino a quando è scoppiato il bubbone. C’è di tutto dentro lo scandalo: un Istituto tra i più importanti del mondo bancario, un governo che lo ha alimentato con i suoi bond, un partito (il Pd) che non ha mai fatto mistero di esserne «tutore», la Bankitalia accusata di mancata vigilanza. Nonché quei dirigenti, vedi l’ex presidente Mussari, che hanno nascosto la polvere sotto i tappeti della sede senese.
Se i centri di potere politico-finanziario sono malsani, non c’è quindi da meravigliarsi se oggi si vive nella paura del domani.
Cosa dire a quegli otto milioni di poveri, davanti a queste ruberie? E a quegli imprenditori che hanno chiuso bottega e agli altri che sono già con l’acqua alla gola? Cosa dire ai giovani vittime di una disoccupazione dilagante?
Persino chi ha quattro soldi in tasca ha paura di spendere. E non perché i prezzi siano inaccessibili, ma perché il domani è un’incognita. Lo vediamo anche sui giornali dove a poco a poco vanno scomparendo le proposte di acquisto di questo o quell’altro prodotto, dall’elettrodomestico alla casa. Le auto vengono offerte senza acconti e a lunghe rate, ma sono pochi a comprarle. La stessa informazione, che vive anche di pubblicità, ne registra la gravissima e drammatica crisi. Siamo tutti avvinghiati nella stessa barca che traballa e che potrebbe naufragare. C’è sempre qualche farabutto che, approfittando del caos, cerca di sfilarti il portafoglio. Che è, poi, quel poco che ci rimane per campare. Domenico Tempio
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