Il “no” alle trivelle per la ricerca di idrocarburi ormai si allarga a macchia d’olio e supera i confini delle tre province – Trapani, Agrigento e Palermo – interessate e preoccupate per il primo parere positivo ottenuto dall’Ufficio regionale per gli Idrocarburi e la geotermia del dipartimento regionale dell’Energia del competente assessorato alla richiesta di Enel Longanesi Developements srl.
L’Ufficio, dopo aver esaminato la documentazione tecnico-mineraria avanzata dalla società, ha deciso di dare il primo via libera, ma per gli aspetti ambientali e «per quanto rappresentato nelle opposizioni dei Comuni – scrive -, si rimette alle valutazione del dipartimento regionale Ambiente, competente per il rilascio del provvedimento».
Quindi, fino ad oggi, il parere positivo riguarderebbe solo gli aspetti tecnici mentre su quelli ambientali nulla sarebbe stato deciso.
I 17 Comuni interessati, intanto, mettono le mani avanti e, allarmati, riuniscono Giunte e Consigli per schierarsi contro tale opportunità che per il territorio che si sta affacciando faticosamente al turismo, dopo essere uscito dal buio del post terremoto, sarebbe una vera iattura. Contro si è dichiarato anche il vescovo della diocesi di Mazara, mons. Domenico Mogavero, i deputati regionali di riferimento del territorio, l’Unione dei Comuni ed è nato anche un “Comitato no trivellazioni nella Valle del Belice”.
Adesso anche i parlamentari regionali del Pd, con un’interpellanza, si oppongono all’avvio delle procedure di ricerca di idrocarburi in un’area, «ad elevato rischio, già duramente colpita in passato da un evento sismico che ne ha stravolto il tessuto produttivo e sociale, ma che resta estremamente ricca di risorse naturalistiche ed agricole».
E le istanze dei 17 Comuni sono contenute nell’interpellanza firmata dal presidente del gruppo Pd all’Ars, il palermitano Baldo Gucciardi, e dai parlamentari Antonella Milazzo e Fabrizio Ferrandelli.
«Il presidente Crocetta deve sospendere il procedimento di rilascio dei permessi di ricerca – sottolineano – almeno per il tempo necessario ad acquisire tutti i dati necessari a fugare i timori circa il rischio di un possibile collasso delle falde accompagnato da fenomeni tellurici. Ed è in ogni caso inderogabile – concludono i parlamentari – aprire un tavolo di confronto con le popolazioni locali, attualmente all’oscuro circa il programma di perforazione, le conseguenze e i possibili vantaggi per l’economia dell’area».
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