È proprio un periodo di “pecore” grasse per la vastedda del Belice, uno dei pochissimi formaggi ovini a pasta filata che presenta interessanti qualità organolettiche.
La produzione, infatti, ha raggiunto una quantità record di oltre 17 tonnellate. Il dato esatto sarà ufficializzato tra un paio di settimane dal servizio di certificazione.
La produzione è passata dai poco meno di 7 mila chilogrammi del 2008 ai quasi 16mila del 2011. Un risultato notevole che ha consentito di creare un giro di affari, all’ingrosso, di 155mila euro all’anno, somma che al dettaglio lievita a circa 230mila euro. Il prezzo della vastedda negli ultimi cinque anni è sempre rimasto stabile a nove euro.
Soddisfazione per i risultati sin qui raggiunti viene espressa da Massimo Todaro, presidente del Consorzio di tutela del pecorino siciliano e della vastedda del Belice. Sono sette i produttori della vastedda del Belice, che è anche un presidio di Slow food.
Tre di loro operano in provincia, a Partanna, Salemi e Poggioreale. Atrettanti sono presenti nell’Agrigentino, a Menfi, Sambuca di Sicilia e Santa Margherita Belice, mentre uno è presente nel Palermitano, a Contessa Entellina.
Per quanto riguarda il Trapanese, secondo il rigoroso disciplinare, la zona geografica di allevamento degli ovini, di produzione del latte, di trasformazione e di condizionamento del formaggio è compresa nell’ambito dei territori comunali di Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Vita, Gibellina, Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara e Castelvetrano.
Oltre che in loco la vastedda ha estimatori in tutta Italia, grazie anche alla costante attività di promozione del Consorzio e di Slow food e tra non molto potrà essere apprezzato pure all’estero, in particolare in Germania.
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