Il percorso intrapreso porta dritto verso il centrosinistra. Una scelta dalla quale difficilmente Michele Cimino tornerà indietro. E non è il solo tra i deputati regionali eletti all’Ars nelle liste di Grande Sud.
Anche Riccardo Savona ed Edy Tamaio vanno nella stessa direzione, ma non è detto che seguano tutti lo stesso percorso.
Cimino, dunque, lascia il centrodestra dove ha ininterrottamente militato dal 1994. Sabato ha convocato un’assemblea dei suoi sostenitori, ad Agrigento, per lanciare il movimento «La voce siciliana».
Una «Voce» per dire che cosa, on. Cimino?
«Che in Sicilia si raffina petrolio e si produce energia. Ma cosa rimane nell’Isola in termini economici? Zero. Chiedo un bonus su benzina ed energia per i siciliani».
Perché, secondo lei, il centrosinistra dovrebbe essere più sensibile a questi temi del centrodestra?
«Il centrosinistra non ha mai fatto accordi con la Lega che ha sempre visto come fumo negli occhi il Sud e la Sicilia. Berlusconi, invece, ha detto sì alla Macroregione del Nord, alla richiesta di fare rimanere al Nord il 75% dei tributi riscossi e, cedendo alle pressioni di Maroni, ha accettato di non essere lui il prossimo premier nel caso di vittoria del centrodestra. Mi domando: se quando Berlusconi aveva grande potere, ha ceduto alle pressioni di Fitto e Tremonti di non assegnare i fondi Fas alla Regione; se quando ha vinto per 61 a 0 non ha fatto nulla per la Sicilia, cosa ci si può aspettare adesso? Contrariamente a quanto si dice, non sono interessato né a posti di governo né a candidature nazionali, ma avendo tanti amici a livello nazionale vorrei creare una rete per dare voce alla Sicilia. Voglio fare diventare concreto il progetto di Grande Sud. Non so se Tabacci è disponibile a sposare il nostro progetto e neanche Bersani, anche se recentemente l’ho sentito parlare di Sud».
In concreto che tipo di segnale si attende dai vertici del Pd?
«Un’apertura al governo regionale per la riforma dell’art. 36 dello Statuto che riserva allo Stato “le imposte di produzione e le entrate dei monopoli dei tabacchi e del lotto”. Con Titti Bufardeci, nella passata legislatura, abbiamo fatto votare all’Ars un disegno di legge-voto che a Roma nessuno ha preso in considerazione. C’è anche il problema delle accise. Nessuno dice cosa intende fare per la Sicilia. Berlusconi un contratto con gli italiani lo ha già firmato e si sa che fine ha fatto. Io vorrei un contratto per i siciliani. Penso che il centrosinistra potrebbe sposare questa linea».
Al di là del suo futuro progetto politico, non può negare che in questi giorni siano stati intensi i contatti con Tabacci per aderire alla lista «Centro democratico».
«Non lo nego. Abbiamo avuto diverse disponibilità di candidature, compresa quella di Titti Bufardeci capolista al Senato del movimento di Tabacci ed altre candidature alla Camera nella circoscrizione della Sicilia occidentale. Con Bufardeci non facciamo una battaglia di governo e di potere, ma essendoci battuti all’Ars per la modifica dell’art. 36 dello Statuto, vogliamo partire da questo punto. Anche perché i siciliani lo devono sapere che lo Statuto è stata una truffa».
Questa sua sterzata verso il centrosinistra mette fine al suo lungo sodalizio con Gianfranco Miccichè.
«Miccichè è un caro amico, ma se sostenessi ancora Berlusconi e per giunta succube della Lega, sarei in contraddizione con quanto detto appena due mesi fa, durante la campagna elettorale per le regionali. Berlusconi ben sapendo che subito dopo ci sarebbero state le elezioni politiche, non doveva farci vivere quella drammatica campagna elettorale con Gianfranco Miccichè candidato presidente della Regione contro un centrodestra che adesso vuole unito per sostenere la sua battaglia. Dopo averci trattato a pesci in faccia, ora il Cavaliere non può fare finta di nulla. I suoi governi hanno fatto solo gli interessi del Nord, non tenendo in conto i problemi della Sicilia».
L. M. LaSicilia
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