Nei mesi scorsi, il governo dei professori aveva “silenziato” il tema del federalismo fiscale. Si erano sopite polemiche e ragionamenti di fantaeconomia, subito messi in dubbio degli esperti. Le varie commissioni insediate per definire i cosidetti costi standard dei servizi erano state sciolte.
Il teorema era questo: in uno stato di crisi economica occorreva mettere i conti in ordine, aumentando le entrate e diminuendo la spesa.
L’urgenza dell’obiettivo impediva l’elaborazione di criteri redistributivi nell’aumento delle imposte e nei tagli delle uscite.
Non c’era spazio, dunque, per modelli basati su un presunto federalismo fiscale (presunto perché annacquato nella sua formulazione da meccanismi di compensazione che rinviavano a compromessi politici tra il centro e la periferia).
Da qualche giorno invece la Lega Nord, sostenitrice prima del federalismo fiscale, lo ho riprodotto in una versione grossolana, assai efficace come idea programmatica per attirare consenso.
Vogliamo, dice la Lega Nord che il 75% delle imposte pagate in Lombardia restino in questa Regione e non siano devolute allo Stato, all’insegna di “prima il Nord”.
A questo punto, inizia un balletto di stime al rialzo o al ribasso sul vantaggio che la Lombardia (dove, come è noto, si vota anche per rieleggere il governo regionale) potrebbe ricavare da una legge che applicasse questo principio. Nel listino dei ribassisti spicca Berlusconi che, alleandosi con la Lega, deve pur cautelarsi con l’elettorato del Sud. La differenza per Berlusconi sarebbe tutto sommato poca cosa visto che la Lombardia, secondo i suoi calcoli, trattiene già il 71-72% delle somme pagate. Maroni – smentendo Berlusconi – quantifica il 20 miliardi la “restituzione” e promette abolizione dell’Irap e del bollo auto, intervento sull’Imu e altre delizie per i contribuenti lombardi oppressi.
Interviene la “macchina della verità” che “La Stampa” ha costruito con la collaborazione di un centro studi (Fondazione David Hume) per controllare la veridicità di affermazioni, ipotesi e promesse in circolazione nella campagna elettorale. Il cosidetto “fact checking” (importato dagli Stati Uniti) contraddice tutti: secondo i dati del ministero dello Sviluppo Economico, nel 2010 i lombardi hanno pagato 108 miliardi in imposte.
Considerando tra le entrate dei cittadini quelle previdenziali (e tra le uscite i contributi sociali) in Lombardia al momento resterebbe solo il 55% dei suoi versamenti allo Stato. Ma tecnicamente questo metodo di valutazione non è giudicato corretto. Oggi, altre ricerche più sofisticate indicano che alla Regione Lombardia restano solo 38,5 miliardi rispetto ai 108 versati, Con la regola del 75% alla Lombardia resterebbero 81 miliardi. Sottratti, guardando alla questione sotto altro profilo, alle altre regioni.
In Sicilia, per scrutare in casa nostra, verrebbero a mancare quasi la metà delle risorse attualmente spese per il Sistema sanitario nazionale.
L’abolizione “de facto” dei finanziamenti perequativi – cioè le risorse mirate, applicando la Costituzione, ad aiutare con i soldi delle aree più ricche la situazione di quelle più povere – produrrebbe autentici disastri. Una volta applicata poi la regola del 75% in Lombardia, la stessa regola verrebbe sicuramente rivendicata da altre regioni (il Veneto, ad esempio, ed il Piemonte) nelle quali le giunte sono già sostenute dall’asse Berlusconi-Maroni con ulteriori restrizioni per le altre regioni attualmente in attivo nel saldo entrate-uscite.
La Sicilia, tra queste, malgrado, grazie alla sua autonomia, si accaparri gran parte del gettito fiscale dovuto, “povero” perché derivante da un reddito regionale minore, in proporzione, rispetto a quello delle regioni Centro-Nord.
Ultima osservazione: nel caso della Sicilia, a proposito di questo saldo, spesso si dimenticano le funzioni statali esercitate dalla regione Sicilia senza corrispettivo, problema sul quale permane uno storico contenzioso irrisolto.
Andiamo a concludere: al momento delle elezioni, la Lega Nord fa sempre sfoggio di indipendentismo per galvanizzare i suoi elettori. Riuscirà il nostro eroe, Berlusconi cioè, a mitigarne le pretese? Ricordandosi, magari, dei voti del Sud. Mario Centorrino.
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