“Scurdammoce ‘o passato”: per il leader di Grande Sud il Pdl era “un partito fallito”. I veleni sono un ricordo lontano: intesa al Sud per controbilanciare la Lega.
Cosa non si fa per non scomparire dalla scena politica: succede in Sicilia, la terra dove ciò che sembra impossibile diventa possibile.
Non si tratta di miracoli, ma di semplici calcoli o se volete di istinto di sopravvivenza. Altrimenti non potrebbe essere definita l’alleanza che si profila all’orizzonte tra Lombardo e Berlusconi, tra Miccichè e Castiglione.
Pur di superare gli sbarramenti proibitivi, 4% alla Camera e 8% al Senato, dunque, cane e gatto diventano amici per la pelle. Dalle parti di Arcore, la scelta di Gianfranco di tornare all’ovile deve essere costato caro a qualche vitello grasso.
Giusto per non dimenticare ricordiamo che il candidato governatore, in tempi recenti, parlava del Pdl come “questa specie di partito fallito” e chiudeva a ogni possibile dialogo con Berlusconi, della cui amicizia quasi si vergognava.
Di Angelino Alfano, colui che secondo il cavaliere potrebbe occupare il posto di primo ministro in caso di vittoria, ha detto anche peggio: “Alfano l’ho inventato io – diceva Micciché durante le recenti regionali siciliane-. Quando l’ho conosciuto non era nessuno, l’ho scelto, candidato alle regionali e gli ho messo in mano Forza Italia all’Ars, stava sempre con me. Poi, quando Berlusconi mi chiese un ragazzo che gli facesse da assistente glielo portai…”. Adesso Gianfranco, fulminato sulla via del parlamento, si pente del pentimento e bolla gli asti dell’altro ieri come semplice “campagna elettorale”.
Dall’altra parte, Lombardo: i suoi scudieri, Loiero e Piscitello, ancora temporeggiano nell’annunciare l’ufficialità del nuovo patto con l’ex premier, ma le alternative sono ridotte al lumicino, per non dire che sono pari a zero. Con l’Udc degli ex fedelissimi Leanza, D’Agostino e Pistorio off limits, l’altra ipotesi era quella di entrare nel Centro democratico guidato da Tabacci e Donadi. Ma proprio l’ex dipietrista ha posto il suo niet all’ingresso degli autonomisti, come ha confermato proprio Rino Piscitello: “Tabacci? Eravamo a buon punto, ma Donadi ci ha chiesto di rinnegare il nostro Dna”. E così al PdS toccherà entrare nel Pdl come ripiego. “Non c’è ancora un’intesa con Grande Sud – ha affermato Piscitello – anche se non si può negare che siamo a uno stadio avanzato. In ogni caso è bene ribadire per l’ennesima volta che Lombardo non sarà candidato”.
Le campagne di Ramacca non perderanno due braccia. Si profila, dunque, una soluzione che permetterà agli autonomisti di mantenere una pattuglia nell’Assemblea nazionale e che aiuterà Silvio a racimolare briciole di consensi, stimate tra lo zero virgola o qualcosa in più. Ex premier, ex governatori, ex autonomisti, ex pentiti, ex nemici tutti insieme appassionatamente. Fonte:qds
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