Il Consiglio di presidenza dell’Ars ha operato i tagli alle spese. Ma non si sa se siano quelli promessi. Di più o di meno? Le notizie sono filtrate a macchia di leopardo, sotto forma di indiscrezioni «amichevoli». Cioè l’opposto di un sistema trasparente in un paese normale, a democrazia compiuta.
Alla luce di questi primi passi, sembra una metafora definire la sede del Parlamento siciliano «una casa di vetro».
Ma c’è vetro e vetro: quello di Palazzo dei Normanni è stato sempre opaco. E, dopo i proclami dei primi vagiti della legislatura, è auspicabile che non ci si sia fermati al solito effetto annuncio.
Ai vecchi vizi. Si è fatto tanto clamore sui tagli alla spesa dell’Ars.
Il nuovo Consiglio di presidenza è apparso animato di buona lena se l’ultimo giorno dell’anno si è riunito per 7 ore per stabilire i tagli. Come era prevedibile, sarebbero emersi tentativi gattopardeschi. Alla fine si è deliberato, ma il vetro della casa è rimasto opaco. Nessuna notizia ufficiale. Come nel passato, solo indiscrezioni. Peraltro non sempre esatte.
Cosa si teme dalla trasparenza?
Ancora non si conosce la versione ufficiale, ma risulta che il risparmio per il 2013 ammonterebbe a 10 milioni: da 162 a 152.
Ecco nel dettaglio, si fa per dire, quanto sarebbe stato deciso.
Per il trattamento economico accessorio del personale dell’Ars, riduzione delle voci relative a contributi verso enti esterni, alle attività di rappresentanza e comunicazione istituzionale, razionalizzazione e ottimizzazione della spesa in materia di fornitura di beni e servizi: risparmio stimato poco più del 6%. Fra l’altro, sarebbe stato stabilito di ridurre: il trattamento economico accessorio per il personale di un milione di euro; del 50 % l’ammontare dei fondi riservati del Presidente (meno 171 mila euro); del 10 % la spesa relativa al personale addetto alle segreterie particolari dei componenti il Consiglio di presidenza (meno 337 mila euro); di un ulteriore 20 % il contributo per il funzionamento dei gruppi parlamentari (meno 648 mila euro).
In proposito, però, va detto, che la conferenza delle Regioni aveva stabilito che il fondo per il funzionamento dei gruppi sarebbe stato abolito del tutto. Inoltre, il compenso ai deputati sarebbe stato adeguato a quello della Lombardia: 11 mila euro onnicomprensivo. Sarebbe stato dato mandato al Presidente dell’Ars e al Segretario generale di elaborare una modifica degli assetti organizzativi e tra questi la soppressione della figura del segretario generale aggiunto, nonché la contrazione delle articolazioni interne: direzioni, compiti particolari, uffici e unità operative.
Il Vicepresidente Venturino avrebbe rappresentato l’esigenza di prevedere un capitolo in entrata in cui fare confluire gli importi eccedenti la misura dell’indennità stabilita dal M5s. Il Presidente Ardizzone ha dato mandato agli uffici per un approfondimento tecnico. Queste decisioni si possono definire deludenti. Giovanni Ciancimino lasicilia
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