Per comprendere le aspettative degli operatori del comparto agricolo regionale bastava gettare uno sguardo sulla sala congressi del Centro fieristico Le Ciminiere di viale Africa, gremita in ogni ordine di posto. Migliaia i partecipanti, giunti da tutta la Sicilia. L’avanguardia, la «pancia» più profonda e autentica, di una categoria da anni alle prese con una crisi economica inarrestabile e, per ora, senza sbocchi. Gente che di agricoltura ha vissuto ma che di agricoltura, adesso, non vuole «morire».
Curiosità, speranza, scetticismo: sentimenti contrastanti in chi è venuto ad ascoltare il convegno «La Pac dopo il 2013-Il processo di riforma della Politica Agricola Comune», organizzato dall’on. Giovanni La Via, parlamentare europeo e relatore della Politica Agricola Comune. Presenti il commissario europeo per l’Agricoltura Dacian Ciolos; il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania e l’assessore regionale per le Risorse agricole e alimentari, Dario Cartabellotta. In discussione la riforma della Politica Agricola Comune, ovvero la «carta» che regolerà la nuova agricoltura europea nell’arco temporale compreso tra il 2014 e il 2020.
Molti i timori a pochi mesi dell’avvio della riforma. A spiegare il perché è l’on. La Via. «Il rischio è che con la nuova Pac vi possa essere una forte riduzione delle risorse finanziarie, con cambiamenti che potrebbero risultare troppo repentini per gli agricoltori, impedendo loro di rispondere nei tempi dovuti. Serve gradualità per consentire il necessario adattamento alle nuove politiche agricole comuni». Concetti condivisi dal presidente di Copagri, Franco Verrascina. «Bisogna fare chiarezza su questa proposta di riforma della Pac. Noi diciamo in modo chiaro che va ridisegnata, perché a perdere sono i produttori agricoli italiani. Se il bilancio sarà tagliato del 2,6%, viste le misure agricole adottate, rischiamo di perdere 200 milioni di euro».
Per Giuseppe Politi, presidente Cia «la riforma della Pac stenta a rispondere agli interessi dell’agricoltura italiana. Ci auguriamo che nell’incontro di febbraio si raggiunga un accordo per dare adeguata copertura finanziaria alla Pac; poi entreremo nel merito della riforma».
Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, ritiene che per l’agricoltura siciliana «servano delle politiche dedicate. Ciolos ha fatto però una proposta di riforma che crea non poche difficoltà al sistema agricolo meridionale».
Presenti all’incontro pure i «Forconi», guidati dal loro leader Mariano Ferro. «Non vogliamo più parole ma fatti e in tal senso riponiamo grandi speranze nel nuovo assessore regionale all’Agricoltura. Si regolamenti il mercato per ciò che riguarda gli ingressi dei prodotti esteri. Il momento è drammatico e si deve ragionare se si possa andare in deroga alle norme europee. Credo non sia impossibile».
«A Ciolos – afferma il neo assessore Cartabellotta – abbiamo posto una serie di problemi: dall’accordo euro-mediterraneo con il Marocco alla nuova Pac. In merito all’accordo ci sarebbero le condizioni per attivare la clausola di salvaguardia, in modo da sospenderlo, ma vanno fatti i controlli alle dogane per stabilire la tracciabilità dei prodotti. Sulla Pac ho sottolineato le specificità dell’agricoltura mediterranea e Ciolos ha garantito fondi e regole. Dovremo essere bravi a non complicare tutto con farraginosità amministrative, riportando l’agricoltore al centro di una sana politica regionale».
Giorgio Cicciarella Lasicilia
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