La «galleria» degli orrori di Cosa nostra non smette mai di stupire. Gli uomini della Dia hanno scoperto un luogo, un forno per il pane, dove i boss incenerivano le vittime fatte sparire con il metodo della lupara bianca.
La sezione «Cold case» della Direzione investigativa antimafia di Palermo, guidata dal colonnello Giuseppe D’Agata, ha riportato alla luce uno di questi casi irrisolati. La sparizione del maresciallo degli agenti di custodia Calogero Di Bona, sequestrato il 28 agosto 1979 e poi ucciso per un «rimprovero» di troppo alla persona sbagliata: Michele Micalizzi, il genero dell’allora capo del clan mafioso di San Lorenzo Rosario Riccobono – morto anch’egli per lupara bianca-. Micalizzi a quel tempo era rinchiuso nel carcere palermitano dell’Ucciardone all’interno della famigerata quarta sezione che rappresentava una sorta di grand’hotel per boss e gregari di mafia. Di Bona, giovane sottufficiale della polizia penitenziaria, aveva tentato di mettere ordine tra i reclusi di quella sezione.
Secondo la ricostruzione della Dia è stato dapprima prima aggredito – finì al pronto soccorso – e poi ucciso. Per 33 anni la vicenda è rimasta nel buio più completo. Adesso la Dia ha fatto luce su quell’omicidio che sarebbe stato commesso da due boss oggi all’ergastolo: Salvatore Lo Piccolo, 70 anni, e Salvatore Liga, di 81. Leone zingales LaSicilia
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