E’ stato recentemente pubblicato su Hypertension, rivista edita negli USA, letta in tutto il mondo e punto di riferimento internazionale per le ricerche nell’ambito della ipertensione arteriosa e del rischio cardiovascolare, il risultato di una ricerca condotta in collaborazione tra il Centro per lo studio e la cura della ipertensione arteriosa del nostro Ospedale “Umberto I” ed il Centro ricerche in malattie cardiovascolari della Università dell’Aquila.
Lo studio, progettato dal direttore del Centro ipertensione e della Unità Operativa di Medicina Interna dell’”Umberto I”, dottor Michele Stornello, ha avuto lo scopo di valutare gli effetti cardiovascolari ed in particolare sulla ipertensione arteriosa e sulla “elasticità” delle arterie, del cioccolato di Modica.
E’ noto da qualche tempo in ambito medico che alcune popolazioni come quella atzeca, che avevano un significativo consumo di fave di cacao nelle abitudini alimentari, non si ammalavano di malattie cardiovascolari. Sulla base di queste osservazioni di archeo-antropologia, confermate in alcune popolazioni indiane recenti quali i Kuna, nel corso di questi ultimi anni alcuni gruppi di ricerca nell’ambito cardiovascolare hanno intrapreso lo studio degli effetti del cioccolato sul sistema cardiovascolare.
Tra questi gruppi di ricerca è da annoverare quello della Università dell’Aquila con cui il Centro Ipertensione del nostro Ospedale, ed in particolare il direttore dottor Stornello, intrattiene rapporti di fattiva collaborazione scientifica da anni.
Le qualità organolettiche del cacao sono state ampiamente studiate ed in particolare sono risultate di notevole interesse per gli effetti cardiovascolari dei vari tipi di flavanoidi in esso presenti.
Il cioccolato di Modica ha tra le sue caratteristiche quella di essere preparato a freddo. La miscelazione, o più correttamente il concaggio, tra lo zucchero e la pasta di cacao derivata dal trattamento di fave di origine somala si opera secondo l’antico metodo atzeco a trenta gradi e non come per gli altri cioccolati in commercio a temperature di ottanta gradi circa. Questa peculiarità è alla base dell’idea della ricerca. Infatti il concaggio a freddo pone i presupposti per una maggiore e significativa conservazione delle qualità organolettiche del cacao e quindi del cioccolato che ne deriva.
I risultati dello studio, corroborati dal contributo anche di un laboratorio di ricerca della Tufts University di Boston (USA), hanno confermato i presupposti di partenza.
Infatti la “somministrazione” del cioccolato ha provocato una significativa riduzione della pressione arteriosa ed una migliore “performance” delle arterie in termini di maggiore elasticità e minore resistenza alla circolazione sanguigna. Inoltre ha significativamente mitigato gli effetti vascolari tossici della iperglicemia indotta dal carico di zuccheri.
Ciò conferma che dieci grammi al giorno di buon cioccolato fondente possono giocare un ruolo determinate nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, tenendo tuttavia presente che il cioccolato da solo non può assumere il ruolo di cura della ipertensione arteriosa per la quale sempre bisogna considerare la terapia con farmaci.
Fonte: diariodoc
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