Il Ponte sullo Stretto non è morto, con buona pace dei suoi detrattori.
«China communication costruction company» (Cccc), un colosso da 30 miliardi di fatturato che vanta realizzazioni da primato, ha preparato un «Progetto Ulisse» e ha manifestato il suo interesse a realizzare l’opera. Da anni parliamo dell’interesse dei cinesi, ma ora c’è un elemento in più: il direttore generale della «Stretto di Messina» Giuseppe Fiammenghi ha incontrato i rappresentanti della «Cccc» cinese a Istanbul dove l’italiana Astaldi sta realizzando il terzo ponte sul Bosforo. E in questo incontro i cinesi hanno presentato a Fiammenghi un«memorandum understanding», che non è un contratto, bensì un «sentimento di interesse».
Attenzione, dice l’architetto Enzo Siviero, docente all’Università di Venezia e consulente di grandi infrastrutture: «Il Progetto Ulisse non riguarda solo il Ponte sullo Stretto, ma si allarga a tutto il resto, cioè il rafforzamento delle strutture portuali di Augusta e di Gioia Tauro, di cui i cinesi hanno una quota del 30%. Anche il rifacimento delle tratte ferroviarie, non solo quelle interne da Messina a Trapani, ma anche quelle veloci che partono da Salerno e arrivano a Messina».
L’amministratore delegato della «Stretto di Messina», Pietro Ciucci, ha detto che non sono più previste penali nel caso di mancata realizzazione dell’opera: «Alla luce del nuovo decreto del governo del 2 novembre non si parla più di penali, ma dell’ipotesi di revoca della concessione e di contratti, che prevede il pagamento delle prestazioni effettivamente fatte con una maggiorazione del 10%. Il valore delle prestazioni progettuali fatte è di 80 milioni, di cui 80% è stato già pagato dalla società. Più il 10% che equivale a 8-9 milioni di euro».
«Entro il 1° marzo 2013 dev’essere stipulato l’accordo integrativo tra la “Stretto di Messina” e il contraente generale. Entro 60 giorni – continua Ciucci – dalla stipula la “Stretto di Messina” deve presentare al Cipe il progetto definitivo, e va chiarito come questo si inserisce rispetto al fatto che noi un progetto definitivo lo abbiamo già portato». Dopo la valutazione tecnica del Cipe ci saranno 540 giorni per trovare la migliore offerta finanziaria sul mercato e, se non si trova, «si dà luogo alla revoca e alla messa in liquidazione della società».
Finora la società è costata allo Stato 13 milioni.
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