Mentre si avvicina la scadenza del 17 dicembre per il saldo dell’Imu, quasi tutti i Comuni, o comunque gran parte dei capoluoghi, hanno già definito l’aumento delle aliquote, con un quadro che va delineando forti differenze territoriali, con le grandi città del Centro-Nord che dovrebbero far registrare un aumento complessivo fino a circa 700 euro rispetto al 2011, e in quelle del Sud intorno ai 250 euro.
Tutta colpa, spiegano gli esperti, del fatto che molti sindaci, anche per colpa della crisi e della spending review, hanno spinto il prelievo oltre la soglia dello 0,4% sulla casa principale, facendo altrettanto per la tassazione degli altri immobili, dove il livello massimo è fissato all’1,06%.
E quindi se la politica dei sindaci del Sud è stata quella di non impattare ulteriormente sulle tasche dei cittadini, non altrettanto si può dire per le grandi città.
A Palermo, dove il consiglio comunale ha deliberato a fine marzo, con la gestione commissariale del prefetto Luisa Latella, il raddoppio dell’addizionale Irpef dallo 0,4 allo 0,8%. Con quella operazione la ragioneria comunale ha calcolato in 26 milioni di euro i maggiori introiti derivanti dal raddoppio dell’aliquota Irpef, mentre con l’introduzione dell’Imu (0,48% per le prime case, 0,96% per le altre) ci sarebbero nuove entrate per 91 milioni.
Poco meno di un mese fa, invece, il Consiglio ha dato l’ok, su proposta della giunta guidata da Leoluca Orlando, alla delibera sull’aumento delle aliquote anche per i proprietari di seconde case e fabbricati (dallo 0,96% all’1,06%). Per le casse pubbliche il maggior gettito sarà di circa 13 milioni di euro, 7 dei quali serviranno a coprire il taglio dei trasferimenti deciso dallo Stato.
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