Idrocarburi nei mari di Sicilia: via libera a nuove trivellazioni

Idrocarburi nei mari di Sicilia: via libera a <strong>nuove trivellazioni</strong>

Last updated on Marzo 21st, 2013 at 08:44 am

La Regione non ha competenza sulle autorizzazioni off shore, ma monta la protesta di ambientalisti e politici.

Ampliamento A est dello Jonio e a sud-est del Canale di Sicilia Come si vede nella mappa allegata al decreto, alla zona marina "C" si aggiunge adesso l'estensione nella zona marina "C-settore sud"
Ampliamento A est dello Jonio e a sud-est del Canale di Sicilia. Come si vede nella mappa allegata al decreto, alla zona marina “C” si aggiunge adesso l’estensione nella zona marina “C-settore sud”

Si allarga la mappa delle trivellazioni nel mare di Sicilia.

Con una tempistica che sa quasi di beffa: il decreto del ministero dello Sviluppo economico è stato pubblicato proprio all’indomani dell’ennesimo appello “no triv” di associazioni ambientaliste e pescatori siciliani, ma anche alla vigilia di un’attesa seduta della Conferenza Stato-Regioni in cui sarà trattato domani il tema delle nuove concessioni per trivellazioni petrolifere a mare.

LA NUOVA MAPPA allegata al decreto: Ma partiamo dalla novità: è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del ministero dello Sviluppo economico Corrado Passera, firmato lo scorso 27 dicembre, che stabilisce l’ampliamento della zona “C” in Sicilia per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi in mare. Secondo quanto si legge «l’area oggetto di ampliamento costituisce parte della piattaforma continentale italiana» e si estende «a est nel Mare Ionio meridionale, e a sud-est nel Canale di Sicilia».

L’allargamento dell’area per le trivellazioni in mare coinvolge anche i rapporti di vicinato con altri Paesi del Mediterraneo. Non a caso nel decreto si fa esplicito riferimento all’accordo Italia-Tunisia sulla «delimitazione della piattaforma continentale fra i due Paesi», ma anche a una sentenza della Corte internazionale di Giustizia del 3 giugno 1985 che «definisce i limiti marittimi di pertinenza di Malta e Libia».

Il ministro Passera nel decreto chiarisce «il potenziale interesse alla ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle aree di sottosuolo marino». Tant’è che già si apre di fatto la corsa a nuove autorizzazioni in Sicilia. Infatti, precisa il decreto, «a decorrere da tre mesi dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea i soggetti interessati possono presentare istanze di permesso di prospezione o di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi ai sensi delle norme vigenti».

LE COMPETENZE. Precisazione fondamentale prima di andare avanti: la Regione Siciliana non ha competenza diretta sulle autorizzazioni per ricerche off shore. Tant’è che il destinatario delle autorizzazioni è proprio il ministero dello Sviluppo economico. Tanto più che negli ultimi mesi s’è allargato il gap fra un governo nazionale che punta molto sullo sviluppo energetico – con Greenpeace, Legambiente Wwf che annunciano di voler impugnare la Sen, Strategia energetica nazionale, al grido di «Passera il texano») e una Regione “no-triv” che accoglie le istanze degli ambientalisti. Sul territorio isolano, oltre all’impatto occupazionale, resterebbero le royalties, che la legge destina ad attività produttive a enti locali, che spesso e volentieri le sperperano in clientele.

LE PROTESTE. Anche stavolta il veto della Sicilia, al di là del peso giuridico che può avere, sembra chiaro. Giusto lunedì s’era registrato l’ultimo appello di un gruppo di associazioni con Greenpeace in prima linea: una lettera al governatore Rosario Crocetta per chiedere di «intervenire immediatamente» sulle trivellazioni off shore dopo che la “Northern Petroleum” ha avanzato la richiesta di estendere le ricerche petrolifere a un’area di oltre 1.325 chilometri quadri, a poche miglia dal litorale agrigentino. «La Regione Siciliana – ha affermato la responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, Giorgia Monti – ha l’opportunità di diventare leader di questa battaglia e fare fronte comune con le altre regioni contro questi nuovi attacchi». E a giudicare dall’accoglienza riservata loro dall’assessore regionale al Territorio e ambiente, Mariella Lo Bello («È possibile che dietro le trivellazioni ci siano interessi che si muovano per saccheggiare il territorio») il concetto sembra chiaro. All’incontro c’era anche Fabrizio Ferrandelli, deputato regionale del Pd, primo firmatario di una mozione «che impegna il Governo della Regione a revocare definitivamente tutte le concessioni e autorizzazioni alle trivellazioni».

LA CONFERENZA STATO-REGIONI. Un passaggio importante è previsto per oggi, quando sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni si discuterà proprio di concessioni per trivellazioni petrolifere a mare. E martedì Antonio D’Alì, presidente uscente della commissione Ambiente al Senato, è tornato a chiedere «l’immediata sospensione di ogni iter d’autorizzazione per la ricerca di idrocarburi nei mari italiani, in attesa che il nuovo Parlamento si pronunci».

 

I numeri
29 richieste in sicilia per la ricerca di idrocarburi in mare;
11 già autorizzate dal ministero dello Sviluppo economico;
8 nuove istanze nel Canale di Sicilia riaperte dal decreto sviluppo;
12% petrolio in Sicilia estrazione sul totale nazionale (il 71% in Basilicata);

Fonti: Greenpeace e Ministero dello Sviluppo economico – lasicilia

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