Un mese fa si spegneva Luigi Prestinenza, giornalista e astrofilo, come amava definirsi. Egli, infatti, ebbe due anime per niente gemelle e ancor meno speculari: lo Sport e la Scienza. Per la Cultura catanese, la sua scomparsa è stata una grave perdita, perché fu sì un eccellente giornalista sportivo, ma è altrettanto incontrovertibile che fu pure un valoroso giornalista scientifico che, per oltre mezzo secolo, divulgò la Scienza, l’Astronomia in particolare, attraverso la stampa scritta e radiotelevisiva locale e nazionale, periodici specializzati, ma anche di quotidiani a diffusione nazionale.
Di recente curava la rubrica «Scienza e Tecnica», dove firmò i suoi pezzi fino a un mese prima della sua morte. Egli fu l’artefice principale della divulgazione scientifica in Sicilia, perché tenne svariate centinaia di conferenze, seminari, dibattiti, incontri, lezioni e «Incontri con l’Astronomia» in tutte le scuole di ogni ordine grado dell’Isola, nei fastosi saloni dei club service, nelle aule universitarie, al Parco Gioeni nelle serate del primo quarto di Luna. Fu presente ovunque si parlasse di Cultura, perché i suoi orizzonti culturali erano illimitati, spaziavano dalla Storia e Filosofia (gli mancò soltanto la discussione della tesi per conseguire la laurea in queste discipline, meriterebbe, dall’Ateneo catanese, il conferimento della Laurea a honorem alla memoria), alle Lettere e alle Arti, dall’Archeologia alla Paleoantropologia, alla Cosmologia, alla Geologia, alla Zoologia, alla Botanica: una splendida simbiosi tra discipline che comunemente (ed erroneamente) sono considerate appartenenti a due culture distinte.
Prestinenza, l’Astronomia, doveva averla impressa nella doppia elica del suo DNA. Riusciva a essere coinvolgente e convincente nelle sue trattazioni al punto da far germogliare, nella mente dei giovani che l’ascoltavano, il seme della curiosità e imprimere in loro stimoli tali da risultare determinanti nella scelta dei loro corsi di studi universitari. Qualche anno fa, infatti, gli astronomi dell’Osservatorio Astrofisico di Catania, notando il crescente numero di studenti nei corsi a indirizzo astronomico-astrofisico, dicevano tra il serio e il faceto che ciò era dovuto all'”effetto Prestinenza”.
L’amore di Prestinenza per l’Astronomia sbocciò prestissimo. Egli, infatti, ripeteva che divenne astrofilo quando, appena decenne, gli capitò tra le mani una copia de «L’Astronomia popolare» di Camille Flammarion, il celebre astronomo francese che in forma didattica e discorsiva enunciava i principi e le conoscenze della scienza astronomica con impareggiabile rigore scientifico e completezza. Esattamente come avrebbe poi fatto lui per decenni. Unico abbonato di Catania della rivista «Coelum», diretta dal grande astronomo Guido Horn-D’Arturo, ebbe il privilegio di ricevere una visita a casa sua – lui, bambino di appena 10 anni – del grande scienziato triestino, allora direttore dell’Osservatorio Astronomico universitario di Bologna, che volle conoscere il suo unico lettore catanese.
Puntò il suo primo telescopio verso Marte e fu un amore a prima vista, perché osservò e studiò il pianeta rosso finché visse, dal suo osservatorio personale che si era fatto costruire in un angolo del giardino della casa di Pedara, alle pendici meridionali dell’Etna, una struttura dotata di due potenti telescopi, uno dei quali installato sulla montatura dello storico strumento ottico in dotazione all’antico Osservatorio quando la sede era in piazza Vaccarini, salvandolo così da sicura distruzione o perdita. Era talmente attratto dal pianeta Marte che finì col diventare… un «marziano», nel senso che acquisì e accumulò una mole di conoscenze scientifiche che, nel 2004, si decise a pubblicarle nel volume «Marte tra storia e leggenda» (Utet), con la prefazione della notissima astrofisica Margherita Hack, sua amica da sempre. Tre anni dopo, dedica al «suo» pianeta un ampio e particolareggiato capitolo nel libro «La scoperta dei Pianeti. Da Galileo alle sonde spaziali» (Gremese), la cui prefazione porta la firma del suo grande amico prof. Giuliano Romano, astronomo veneto di chiara fama esperto in Cosmologia e Archeoastronomia.
Luigi Prestinenza, astrofisico, ricercatore di pianeti extrasolari e curatore scientifico del Planetario di Roma, gLuigi Prestinenza, che rivolve intorno al Sole tra Marte e Giove, da lui scoperto il 14 febbraio 1999: è l’Asteroide Prestinenza (20433 Prestinenza), ubicato nella fascia principale degli asteroidi.
Non gli mancò la vis polemica e fu durissimo nei confronti dei sostenitori di quelle che considerava pseudoscienze: l’Astrologia e l’Ufologia. Non perdeva occasione per lanciare strali contro gli astrologi, rei di ammannire ciarpame imperversando tutto l’anno nei mass media, dalla radio alla tv, ai giornali quotidiani e periodici.
La scomparsa di Prestinenza lascia una voragine nell’anemico panorama culturale scientifico di questa città. E altrettanto irto di difficoltà è il sentiero di cui Egli ha lasciato il solco, perché pur volendo seguirne il magistero, senza il suo carisma culturale sarà durissimo ottenere una inversione di rotta in una città come Catania che continua a puntare nella becera politica culturale dell’effimero, rinunciando alle strutture culturali stabili, quali sono il planetario, il museo civico di Storia naturale, il museo vulcanologico dell’Etna.
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