Last updated on Ottobre 9th, 2012 at 08:56 pm
Rosario Crocetta è uno dei parlamentari più presenti. Oltre all’attività parlamentare svolge incontri, in molte città italiane e siciliane. Sia in Sicilia che in Belgio conduce una vita completamente blindata, in cui gli unici spazi possibili sono il Parlamento, il suo ufficio, le pubbliche manifestazioni, la sua casa.
Da parlamentare ha contribuito alla costituzione della 1ª Commissione antimafia europea, fa parte della Commissione libertà civili e della delegazione Mashreq (oriente arabo). Ha seguito le vicende delle rivoluzioni arabe e dei flussi immigratori, ha difeso i coltivatori siciliani interessandosi per il risarcimento per i danni dell’allarme da batterio E-Coli. Ha votato contro l’accordo Eu-Marocco poiché fortemente penalizzante per l’agricoltura siciliana.
E’ uno dei pochi parlamentari che si occupa concretamente di energie rinnovabili, contribuendo, a tal fine, a far sottoscrivere a tanti Comuni siciliani il “patto dei sindaci”, che consentirà alle amministrazioni interessate di risparmiare la metà della spesa di energia elettrica, attraverso finanziamenti della Banca europea degli investimenti e creare in ogni Comune interessato diverse centinaia di posti di lavoro. Questo patto è stato sottoscritto, attualmente da Caltagirone e tutti i comuni del calatino, dalle città di Gela, Vittoria, Licata, Piazza Armerina, Niscemi, Mazzarino, Butera, Palma di Montechiaro, ecc. E sta per essere sottoscritto da altri comuni siciliani e sardi.
Come sindaco di Gela dal 2003 al 2009 è stato il motore di una grande stagione di rinnovamento della politica, segnata da una battaglia antimafia che lo ha portato ad una vita blindata. Il “modello Gela” creato da Rosario Crocetta, fatto di nuove regole per combattere le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e di lotta serrata al malaffare, ha contagiato altre realtà della nostra isola, ed è stato seme per la rivolta degli industriali di Caltanissetta e della Sicilia. L’antimafia della legalità e dello sviluppo, grazie a Rosario Crocetta è approdata in Europa con l’importante riconoscimento da parte dell’Ue che la mafia non è solo un problema siciliano o italiano. Oggi l’on. Crocetta è vicepresidente della prima Commissione antimafia del Parlamento Europeo. Da Bruxelles la sua attenzione per la Sicilia è sempre stata forte e tesa all’azione e lo è ancor di più in questi giorni delicati per il futuro dell’isola.
– On. Crocetta, cosa ritiene sia più preoccupante in questo momento per la Sicilia?
«Certamente la situazione economica e finanziaria, ma anche i tentativi di concludere la fase del governo Lombardo con un golpe autoritario. Nessuno pensi di poter cancellare il diritto dei siciliani a scegliere il proprio presidente ed il proprio Parlamento. Entro la fine di ottobre la Sicilia deve andare al voto».
– In questi giorni si fa l’analisi delle responsabilità del mancato sviluppo della Sicilia. Lei a chi le attribuisce?
«Non allo statuto autonomista voluto da Li Causi, Alessi ed Aldisio, ma alla sua mancata applicazione, ai governi che si sono succeduti dal dopoguerra in poi, ai collegamenti di una parte notevole dell’economia e della politica con la mafia ed il malaffare. Oggi dico che le vicende giudiziarie del presidente Lombardo non possono essere pagate dalla Sicilia e dai Siciliani. I siciliani meritano un presente ed un futuro migliore, dove la parola giustizia non sia solo retorica ma giustizia vera: riconoscimento dei diritti, meriti a chi li ha, a tutti le stesse opportunità di crescita senza posizioni privilegiate che vengano dalla vicinanza alle caste ed alle cricche di potere».
– La prossima fase che si aprirà per la Sicilia lei come la definirebbe?
«La fase della ricostruzione. E’ il momento di fare piazza pulita di un sistema arrogante, prepotente, annientatore di ogni libertà. Per questo serve coraggio, azione e capacità di unirsi».
– Cosa dovrebbero fare i siciliani?
«Bisogna organizzarsi, partendo dalla base e ribellarsi ai giochi verticistici, liberare le istituzioni regionali dai corrotti e mafiosi, creare norme antimafia chiare con la “withe list” regionale delle imprese pulite, norme severe sugli appalti pubblici, fare dei rifiuti una risorsa puntando su Comuni e cittadini. E’ importante liberare la burocrazia da lacci e lacciuoli per favorire lavoro e sviluppo. E poi puntare sulla scuola, la formazione, la cultura ed i beni monumentali. Noi siciliani siamo perfettamente in grado di mettere a posto le cose di casa nostra».
– L’Europa come vede la Sicilia?
«Come la terra che impiega solo il 12,38% delle risorse assegnate. Qui bisogna dare un taglio netto e instaurare un nuovo rapporto con l’Europa, puntando sulla sua centralità nel Mediterraneo. In verità la vertenza prima che con l’Europa va aperta con lo Stato. Il Sud non può morire per favorire gli interessi del Nord Italia».
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