Last updated on Ottobre 3rd, 2012 at 09:14 am
Uno spettacolo di colori e sapori. La riviera jonica offre ai visitatori e ai turisti un’innumerevole serie di emozioni e sensazioni. Fin da Acireale, città dei cento campanili e ricca di storia.
Il nostro viaggio comincia proprio da Acireale, che ebbe a chiamarsi così soltanto verso la seconda metà del ‘600, allorchè con l’attributo «reale», dato al sostantivo «Aci», si volle orgogliosamente sottolineare nei confronti di tutte le altre Aci baronali la diretta soggezione al regio demanio. Precedentemente si era chiamata Aquilia o Aci Aquilia, cui talora si aggiungeva l’aggettivo «nuova» per distinguerla da Aquilia «vecchia». Le origini di Aquilia (nuova) sono relativamente recenti.
Acireale (Jaciriali o Jaci in siciliano) è un comune italiano di 57.223 abitanti. Di incerta origine, oggi l’impianto urbanistico è quello tipico delle città tardo-medievali della Sicilia. I suoi abitanti si chiamano acesi (jacitani in siciliano). È sede della diocesi di Acireale.
Cittadina più popolosa della provincia (dopo Catania), Acireale è nota per il suo Carnevale e, in passato, per le sue Terme. Vicina all’Etna, comprende nel suo territorio una serie di borghi marinari dotati di porticciolo, tra cui Capo Mulini.
Il comune è stato costruito in un altopiano su di un terrazzo di origine lavica, chiamato la Timpa che, con i suoi 161 metri di altezza, la pone quasi a strapiombo sul mare Ionio. La costa, dove sorgono diverse borgate, è caratterizzata dalla scogliera di origine lavica. Vi è anche una certa ricchezza di sorgenti d’acqua e di verde e la zona circostante è coltivata, soprattutto ad agrumi. Situato sulla Riviera dei Ciclopi, sul mar Ionio, nella Sicilia orientale, alle pendici meridionali dell’Etna.
Le sue origini risalgono alla fine del sedicesimo secolo e da settanta anni a questa parte, il Carnevale di Acireale è considerato il più bello di Sicilia. Nato dall’abitudine di celebrare questa festa con lanci di uova e arance, il carnevale acese si è andato sempre più raffinando nel tempo.
Nel Settecento naquero gli «abbatazzi», che diedero una impronta più ilarica alla manifestazione grazie alla loro figura di poeti popolari bravi nell’inventare divertenti rime che poi recitavano alla gente lungo le strade.
Nell’Ottocento, di rilevante importanza per la crescita artistica del Carnevale fu la «cassariata», una sfilata di carrozze riservate ai nobili dalle quali questi ultimi lanciavano confetti colorati alla gente in strada. Il divertimento era poi amplificato dai numerosi giochi che si svolgevano in piazza, istituiti in occasione della festa. Fra questi si ricordano: il tiro alla fune, l’albero della cuccagna, la corsa con i sacchi e molti altri che vengono ancora oggi praticati per mantenere viva la tradizione.
Alla fine degli anni venti, il Carnevale acese va acquistando un forte valore turistico ma soprattutto folkloristico. Questo portò col tempo, alla nascita delle suggestive maschere in cartapesta (anni trenta), alla trasformazione di quest’ultime in carri allegorici animati da gruppi satirici, all’introduzione delle macchine infiorate, cose queste che contribuirono a far riconoscere questa festa come una delle più rinomate a livello internazionale.
La manifestazione ha continuato ad evolversi con carri e maschere sempre più grandi e colorate, usando sempre più fiori per le sue composizioni (oltre 30.000 garofani), attirando sempre più gente e divertendo tutti e sempre.
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