Last updated on Ottobre 2nd, 2012 at 01:10 pm
Non solo Teatro Greco e Orecchio di Dioniso. Siracusa vanta decine e decine di siti impropriamente detti «minori» che restano fuori dai tour turistici tradizionali. Tesori nascosti in una delle province più ricche di beni culturali, che racconta una storia millenaria di cui custodisce resti maestosi.
Dal Castello Eurialo al Ginnasio Romano, dal parco archeologico di Eloro, in territorio netino, ai Santoni di Palazzolo Acreide. E ancora, Megara Hyblaea e i suoi isolati antichi che le hanno valso l’appellativo di «Pompei aretusea», sino alle imponenti mura dell’antica Leontinoi.
Tesori nascosti sono soprattutto nel cuore del capoluogo. Dove può accadere che tombe di epoca greca facciano capolino fra le aiuole spartitraffico di viale Santa Panagia o si intravedono lungo viale Necropoli Grotticelle, ai bordi della strada, che dà appunto il nome a un suggestivo sito a ridosso del parco della Neapolis. E ancora, «mute città dei morti» sono quelle che Paolo Orsi mise in luce, e fece recingere, durante la costruzione dell’ospedale Umberto I e in quella del Santuario della Madonna delle Lacrime, negli anni ’60.
Tra i palazzi moderni, si trovano anche le strade antiche. Ne è un esempio anche quella dentro il parco urbano di piazzale Marconi: un viale lastricato di epoca romana. Nei suoi pressi, colonne di granito screziato e resti dell’agorà della Siracusa imperiale.
Fuori dalle visite turistiche anche le mura Dionigiane: un’opera grandiosa di ingegneria militare costruita dal tiranno Gelone in pochi anni e lunga 27 chilometri. Visibile tra le sterpaglie di via Epipoli e tra quelle di via Scala Greca, le mura dovrebbero far parte di un parco archeologico così come auspicato dal soprintendente emerito Giuseppe Voza e descritto nel piano di gestione Unesco, ancora in fieri. Oltre alle imponenti mura, nella parte nord di Siracusa si trova, come accennato, il Castello di Eurialo: una fortezza imponente che, secondo alcune interpretazioni, prende il nome dalla sua peculiare forma. Euryalos, in greco, vuol dire “chiodo”. E la grande opera militare voluta dal tiranno Dionisio ha appunto una forma a testa di chiodo.
Nella parte opposta della città, poco fuori il centro urbano, a due passi dalla fonte del fiume Ciane, troneggiano i resti del tempio dorico di Zeus. Di questo grandioso edificio templare restano due colonne visibili percorrendo la via Elorina, oltre a porzioni delle sue fondazioni. Da questo sito si ammira un panorama mozzafiato di Ortigia e del suo porto. Degni di nota anche i resti del Ginnasio romano, così chiamato da Schubring nel 1856 ma che in realtà è un santuario dedicato ai culti orientali dai siracusani di età romana.
Siracusa conserva anche i resti del primo tempio costruito interamente in pietra di tutto l’Occidente greco: è quello di Apollo, all’ingresso di Ortigia, di cui si possono ammirare le colonne doriche e parte della trabeazione. L’edificio custodisce anche la firma del suo architetto, raro caso in epoca greca: su uno dei gradini di accesso al tempio è incisa un’iscrizione con cui si dedica l’edificio al culto del dio Apollo e si tramanda il nome dell’architetto Cleomenes.
Aree archeologiche in mezzo ai palazzi moderni in via dei Mergulensi e via XX Settembre, in Ortigia, e ancora i resti dell’Arsenale greco, quelli delle terme bizantine (detto anche Bagno di Dafne) che si trovano in via Riviera Dioniso il Grande.
E poi l’ipogeo di viale Teocrito, la tomba di Archimede, il canale Galermi, i bagni ellenistici di via Agati e l’area archeologica di Demetra e Kore a ridosso del Santuario delle Lacrime.
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