A Milano la Regione capofila del «cluster bio mediterraneo».
E’ la nuova frontiera del bio, l’Expo di Milano, e per conquistarla è in fase di allestimento una piccola cittadellla del gusto e della cultura il padiglione del «cluster bio mediterraneo» di cui la Sicilia è la regione capofila.
Nei 4.700 metri quadri che saranno allestiti entro l’anno, arriveranno, secondo le previsioni, due milioni di visitatori. Nei giorni scorsi, a Palermo, per la precisione a villa Malfitano, sono stati presentati i bandi per la partecipazione da Nino Caleca, il nuovo assessore regionale dell’Agricoltura e dall’ex Dario Cartabellotta, oggi responsabile unico della Regione per il «cluster», vale a dire il grappolo di proposte.
L’avviso pubblico è rivolto ad aziende, comuni, operatori turistici, Gruppi di azione locale (Gal) e Gruppi di azione costiera (Gac), università, scuole, enti di ricerca, chef e cuochi, associazioni e fondazioni che abbiano l’obiettivo di valorizzare il patrimonio dei prodotti della terra e del mare della Sicilia, la dieta mediterranea, il brand made in Sicily nel mondo e il turismo con attività di incoming nei territori enogastronomici dell’isola.
In questo quadro le produzioni biologiche e le attività a esso collegate possono giocare un ruolo importante, anche per la rilevanza che il settore bio ha nella nostra isola dove il business dell’agroalimentare biologico sta sempre più prendendo piede, facendo segnare quote di mercato sempre più ampie.
La Sicilia capofila del «cluster» con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio dei prodotti della terra e del mare della Sicilia, la dieta mediterranea, il brand made in Sicily nel mondo e il turismo con attività di incoming nei territori enogastronomici dell’isola, tutti campi aperti al mondo della produzione biologica e biodinamica.
Lo dimostra il rapporto Ismea-Eurisko, evidenziando come nel 2013 il mercato del biologico isolano sia cresciuto nelle vendite del 9% in più rispetto al 2012, percentuale pari a quella nazionale. E mentre sono le regioni del Nord e del Centro a primeggiare per la presenza di operatori sul territorio (mense, negozi, mercatini, e-commerce bio, tutti distribuiti tra Lombardia, Emilia Romagna e Toscana), secondo i dati Bio- Bank sono ancora le stesse province ad essere ricche di aziende bio, ma ad esse si aggiungono Veneto, Piemonte e Sicilia, prima regione nel Meridione per numero di aziende e sesta a livello nazionale, con 158 imprese nel settore. «Abbiamo degli obiettivi per i prossimi anni da realizzare anche attraverso il volano che può essere Expo. Vogliamo che i giovani – ha detto Caleca – possano interessarsi nuovamente all’agricoltura, favorire la formazione e lo sviluppo di imprese di ragazzi che possono portare innovazione e futuro.
Inoltre, portiamo all’Expo il valore della legalità. Noi blindiamo la partecipazione nostra e delle nostre imprese ed estendiamo i controlli a tutta la filiera dei soggetti che avranno anche fare con la nostra presenza all’Expo. Useremo tutti gli strumenti giuridici e anticorruzione per fare in modo che nemmeno un euro vada alla mafia». Un pericolo da scongiurare anche perché la forza del bio è sempre più evidente.
Per la prima volta nella storia delle esposizioni universali sono stati previsti «grappoli» tematici, tra i quali il «Biomediterraneo» che pone al centro il patrimonio culturale e lo stile di vita che accomuna i popoli del Mar Mediterraneo e la Sicilia, da sempre crocevia di popoli, civiltà e culture e ha rielaborato un ricco patrimonio culturale, alimentare, artistico, archeologico, architettonico, museale, letterario, paesaggistico e ambientale. Il «cluster« del Biomediterraneo raggruppa 11 paesi (Grecia, Libano, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Malta, San Marino, Albania e Montenegro) e ciascuno Stato provvede a proprie spese alla costruzione del proprio padiglione e a pagare ad Expo 2015 l’area e servizi necessari.
Il primato degli stili di consumo sostenuto dalla globalizzazione e dalla pubblicità, ricorda il sito della Regione, ha provocato la marginalizzazione degli agricoltori, l’abbandono delle terre, il dissesto idrogeologico, l’esodo rurale, la perdita di biodiversità agricola, la cancellazione di storia, memoria e cultura e soprattutto la convinzione che il cibo si produce in fabbrica o al market. Questo ha determinato spesso l’omologazione alimentare e la perdita del tradizionale legame fra territorio, tradizioni e abitudini alimentari, dimenticando che la terra è la fonte del nostro cibo grazie alle piante che trasformano l’energia del sole in alimenti. La Sicilia vuole essere al centro di questa riscoperta ed Expo 2015, dedicata al cibo e all’alimentazione, vuole essere la chiave di volta di questo tentativo. Fonte: lasicilia
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