Fare il bene, soccorrere il prossimo in difficoltà, dare sollievo a chi soffre, dire una parola di speranza a chi l’ha perduta. Biagio Conte, il frate laico, si affida a Dio, alla Provvidenza, alla preghiera e alla solidarietà della gente per alleviare la sofferenza e la disperazione di chi non ha più casa né famiglia, di chi ha dovuto abbandonare la patria e fuggire lontano da persecuzione e violenza, di chi ha perduto il lavoro, di chi non riesce a dare da mangiare ai propri bambini.
Finora ce l’ha fatta. Mercoledì ha annunciato che lascia tutto, che ritorna a fare l’eremita, che non ce la fa più a lottare contro la grettezza della burocrazia, che consegna i suoi “ospiti” alle autorità perché se ne occupino loro. Lui ha chiuso.
Sono decenni che Fra Biagio si occupa degli ultimi. Da quando la sua vita di figlio della buona borghesia palermitana è stata sconvolta dalla Fede ed ha cominciato a percorrere il lungo sentiero che lo ha condotto a Cristo. Fra’ Biagio il Vangelo lo vive giorno per giorno. C’è chi dice che sia un santo. Come forse potrebbe esserlo ciascuno di noi, se facesse il bene del prossimo e non si ingegnasse a studiare come danneggiarlo e fargli del male. Fra’ Biagio ai «fratelli» di ogni parte del mondo che bussano alla porta dei suoi centri di accoglienza offre un tetto sotto cui dormire, la certezza di un pasto, i medici e i farmaci per curare le malattie, la tranquillità di un luogo sicuro. Un miracolo che si è rinnovato finora quotidianamente. «Con la preghiera, l’aiuto del buon Dio e della Provvidenza, la solidarietà e l’amicizia della gente», ripete Fra’ Biagio.
Ha spostato montagne di egoismo e indifferenza Fra’ Biagio. Una sola ha resistito alle preghiere e alle richieste: la burocrazia. Cieca e sorda. Soprattutto in questa Sicilia che ogni giorno che passa diventa sempre più terra irredimibile. Giorgio Petta La sicilia
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