Dopo scandali, mazzette e arresti, giro di vite della Regione che vuole requisire o confiscare gli impianti e intensificare i controlli.
“Dossier munnizza”, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, punta il dito contro la gestione privata delle discariche: «Hanno rovinato i Comuni siciliani». Sotto accusa il costo del conferimento dei rifiuti in questi impianti. «Troppo alto – aggiunge il governatore -: ecco perché le tariffe vanno ridotte».
Dopo gli scandali, le mazzette, gli arresti, tra gli altri, anche di un funzionario regionale, la strada intrapresa da Palazzo d’Orleans è quella della requisizione o della confisca per pubblica utilità delle discariche private.
La Regione inoltre intensificherà i controlli sulle autorizzazioni per l’apertura o l’ampliamento di nuove discariche. Crocetta, a margine degli stati generali del Pd che si sono tenuti ieri a Palermo, conferma la via tracciata. E ritiene che, nel breve periodo, l’unico modo possibile per scongiurare qualsiasi emergenza sia quello di aprire discariche pubbliche.
«È stato un errore – afferma Crocetta – non consentire da almeno sei anni la costruzione di discariche pubbliche, usando come pretesto la necessità di incrementare la raccolta differenziata; mentre al contempo cresceva il numero di quelle private. Il mio governo ha sbloccato tre discariche pubbliche a Gela, Messina ed Enna; i privati, invece, hanno costruito grazie a tangenti, corruzione e rapporti con la mafia. Tutto ciò è inaccettabile». Insomma, bisogna voltare pagina. Rivoltare dall’oggi al domani un sistema consolidato, con tutte le sue storture è però impresa difficile. Ne è consapevole lo stesso presidente della Regione, che sottolinea: «Le discariche pubbliche sono necessarie nell’immediato, ma è chiaro che per il futuro bisognerà ripensare tutto il sistema. Da anni ci sono 500 milioni di euro per i termovalorizzatori bloccati per un contenzioso, spero si sblocchino presto. A me piace il “modello americano” dello smaltimento in casa e, a questo scopo, abbiamo pensato a un progetto pilota a Lentini con 200 compostiere domestiche, grandi come un fax. Ma ci vorranno anni per cambiare tutto».
L’ex assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino, prima di essere “silurato” aveva iniziato una battaglia per ridimensionare il potere delle discariche private e rendere il settore più trasparente. Per Crocetta, tuttavia, quello di «Marino è stato un intervento tardivo».
«Ha perso molto tempo – prosegue Crocetta – per avviare la realizzazione delle discariche pubbliche. E questo è stato il motivo del contrasto tra me e lui. È stato anche tardivo nell’affidamento della gestione dei rifiuti ai Comuni. Solo dopo ha “sposato” questa causa. Ero io il commissario per l’emergenza rifiuti. Le discariche pubbliche le ho fatte fare io, avvalendomi del dirigente del dipartimento regionale Acque e rifiuti, Marco Lupo. Con Marino ci siamo scontrati anche su eolico e servizio idrico. In sostanza, Marino ha disatteso il mio programma elettorale in cui a chiare note ho scritto che dovevano essere affidate maggiori competenze ai sindaci e bisognava dare più spazio al pubblico. Credevo che avesse letto tutto ciò, e invece…».
Al di là delle polemiche su ciò non è stato fatto nel passato, sono evidenti le “contaminazioni” all’interno della macchina burocratica regionale. Secondo il presidente di Legambiente, Mimmo Fontana, «il vero problema risiede nella sottovalutazione o nella complicità di ampia parte della classe politica siciliana». Lo dimostra l’arresto del funzionario dell’assessorato al Territorio, Gianfranco Cannova, da venerdì scorso ai domiciliari in quanto coinvolto nell’inchiesta su “mazzette e discariche”.
«Cannova non ricopriva un ruolo apicale – domanda Fontana -: come faceva a garantire tutti i servigi illeciti che gli venivano pagati? Chi stava sopra di lui era soltanto incapace e disattento o lo copriva? Funzionari come Cannova dipendono da un capo servizio e da un dirigente. Quali criteri ha usato la politica negli ultimi quindici anni per la loro nomina? ». Daniele Ditta la sicilia
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