La speranza è che il suo movimentismo aiuti la ripresa morale
L’immagine (che non è nuova) è tornata nella retorica di Renzi: ha la giusta ambiguità delle formule politiche di successo e può giovare al suo disegno.
In positivo essa interpreta, con la crisi economica e la conseguente disperazione sociale, il collasso morale di un’Italia lasciata dalle lunghe intese tra la tenaglia del non-voto e la protesta di 5 Stelle: la pur flebile speranza è che il movimentismo del “rottamatore” aiuti la ripresa morale, l’area più devastata, ove (ahimè) restano attive solo la magistratura e la Chiesa.
Come ridurre lo spazio tanto esteso della “palude”, se non si vince il disgusto e la nausea che ne provengono come un tossico, un’immobile cappa che solo un vento robusto, e non la brezza di incerte primavere può rimuovere?
L’immagine della palude riassume, non modifica il disegno dell’Italia politica fatta di speculatori, di parassiti, di ladri, di evasori.
L’altra novità nella retorica renziana è l’estensione, più cauta ma non dubbia, della “palude” all’Europa dei Barroso & Co. Il caso francese, peraltro largamente previsto nell’affermazione dell’estrema destra, è segnato non solo dal “rifiuto dell’Europa” ma anche dal gonfiarsi dell’astensione che qui come in Spagna colpisce la sinistra.
L’Italia di Napolitano, l’Italia delle “intese” per salvare con l’euro (e l’Europa) un ceto politico da spazzatura, vede stagnante metà degli elettori sicchè la vigilia europea si gioca tutta sulla erosione di quel fondo della palude elettorale che l’utopia promette di trasformare in oasi.
Non ha senso guardare, come si continua a fare dagli “economisti” di casa nostra, alla Merkel ed al miracolo tedesco. Esso giova a sottolineare la vuota stupidità della linea Napolitano-Berlusconi-Letta, che vuol salvare un’idea aritmetica dell’Europa attraverso la “nazione”: e ci vuole la cinica astuzia di Grillo che in funzione anti-europea (e anti-Merkel) esalta il localismo pre-unitario e vuol vincere le elezioni del 25 maggio per “rigenerare” un Paese disperato e frantumato dalla corruzione e dallo spreco, ma anche dall’incompetenza e arroganza degli attuali leader.
Non v’ha nulla da salvare della palude italiana e della palude europea. L’Europa delle nazioni si regge, crisi o non crisi, su ipotesi pseudo-centriste di un liberismo d’accatto che ha devastato la sua economia e messo in dubbio l’esistenza geopolitica del Continente cui vanno riconosciuti i meriti storici dell’unificazione del modello di civilisation attraverso il colonialismo e l’imperialismo (peraltro pagati dai costi tragici delle due guerre mondiali, e dello stalinismo).
Renzi par suggerire un disegno per ridurre la palude italiana. Non mi riesce di vedere a poche settimane dalle elezioni europee un’idea dell’Europa “che conviene all’Europa” (che vorremmo). Basterà un esito limitato a misurare la tenuta delle leadership nazionali? L’incontro con Martin Schulz sembrava promettere altro. Parole, parole, parole …
Giuseppe Giarrizzo la sicilia
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