A parte il sistema per eleggere consiglieri e presidenti degli istituendi Liberi consorzi di Comuni, che fa presagire burrasca, il nodo di maggiore peso politico sarà il ripristino delle Città metropolitane, di fatto bocciate dall’Ars a voto segreto.
La mobilitazione di lunedì ha dato un segnale importante, ma strategicamente preoccupante: laddove, forse per eccesso di retorica, si è andati fuori pista. Fondate le sue ragioni a favore delle Città metropolitane, il sindaco di Palermo e presidente dell’Anci-Sicilia, Leoluca Orlando, l’ha sparata grossa: «Se l’Ars non approverà la riforma delle Province e l’istituzione delle Città metropolitane, la Regione dovrà essere commissariata».
È chiaro che, di fronte a una questione tanto delicata e a una situazione politica esplosiva, minacce o ricatti, al posto del dialogo, sono senza via d’uscita. Non a caso, avvertendo anche conseguenze opposte a quelle desiderate, il presidente della commissione Affari istituzionali, Cracolici, si è premurato di precisare: «Lo scioglimento dell’Ars può avvenire solo per gravi violazioni statutarie. Di qui a dire che per la mancata approvazione di una legge deve essere sciolta… Poi, è chiaro: mi auguro che la legge sia approvata».
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