Diabolik, U siccu (il secco). Oppure Alessio, come si firmava nei pizzini, ritrovati dagli investigatori nel covo di Binnu Provenzano, a Montagna dei Cavalli.
Di Matteo Messina Denaro, che compirà 52 anni il prossimo 26 aprile, figlio del patriarca mafioso Ciccio, si sa molto, e si sa poco. Ieri con l’operazione Eden gli investigatori hanno fatto ancor di più terra bruciata attorno a lui.
Boss della new generation, ama il lusso, le donne, i viaggi e i soldi, montagne di soldi che gli hanno permesso di fare il salto da Castelvetrano ai salotti che contano. Insomma, Matteo “‘u siccu” sarebbe lontano anni luce dallo stereotipo del capomafia, semi-analfabeta, che mangia pane e cicoria, che si nasconde in tuguri sotterranei in chissà quale rudere sperduto di campagna.
Diabolik, con uno spiccato piglio per gli affari, è latitante da vent’anni: polizia e carabinieri, più volte sono stati a un passo dalla cattura, ma finora è riuscito a farla franca, potendo contare su una fitta rete di protezione in Sicilia e in nord Italia. Non solo picciotti, ma anche gente che conta. Si sospetta che abbia legami persino con personaggi vicini ai servizi segreti con i quali avrebbe rapporti, come emerso da alcune indagini.
Attorno al boss mafioso, ritenuto il più pericoloso in circolazione, polizia, carabinieri e guardia di finanza stanno facendo terra bruciata. In carcere sono finiti decine di fiancheggiatori e uomini d’onore che ne hanno garantito la latitanza, dietro le sbarre sono finiti anche suoi familiari. Ma di lui però non c’è traccia. Il suo volto è immortalato in vecchie fotografie e identikit realizzati dagli investigatori.
Se nella realtà sembra imprendibile, nel mondo virtuale non va certamente meglio. Di lui esistono almeno dieci profili Facebook, ma sono tutti falsi. Nel giorno del suo compleanno la figlia, che ha 17 anni, pubblica su Fb un cuore rosso senza alcun commento. Non avrebbe mai visto il padre, lo scorso agosto la ragazza avrebbe convinto la madre, compagna del boss latitante, a lasciare Castelvetrano per vivere lontano dai parenti.
Ma quel che sorprende più di tutto gli inquirenti è l’immenso tesoro accumulato dal boss. Miliardi di euro, frutto di attività illecite in ogni campo, che hanno fatto di Matteo Messina Denaro tra i mafiosi più abili nella gestione dei proventi criminali. Negli ultimi tre anni, gli investigatori hanno sequestrato centinaia di beni mobili e immobili riconducibili al latitante.
La più clamorosa è la confisca di palazzi, terreni, case, ville e soldi per 700 milioni di euro al “re dei supermercati” di Castelvetrano, Giuseppe Grigoli. Un patrimonio cui si aggiunge un’altra confisca, questa volta di 500 milioni di euro, fatta ai fratelli Cascio, ritenuti fiancheggiatori di Diabolik. Nelle mani di Messina Denaro sarebbe finito persino un risarcimento di 2 milioni di euro a vittime di mafia.
Alfredo Pecoraro ls
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