Il successo di “Taormina Gourmet”, evento enogastronomico.
Sì, certo: i numeri sono importanti. Ma si sciolgono, come qualche fortunata decina di palati in estasi, davanti ai three tenors della cucina siciliana.
Ciccio Sultano, Pino Cuttaia e Massimo Mantarro, gli chef con due stelle Michelin, tutti assieme, per la prima volta, in una notte che è già storia.
E basterebbe l’unicità di questa congiunzione astrale per spiegare il senso più profondo di Taormina Gourmet.
Che è stato l’evento clou dell’enogastronomia siciliana (e non solo), ma che diventa un manifesto – vivido e coloratissimo – dell’eccellenza da bere e da mangiare. Una mappa dell’Isola dei tesori, con licenza di perdersi su altri percorsi tentatori suggeriti da quel diavolaccio di Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto, giornale online di enogastronomia (definizione riduttiva) che ha organizzato la due giorni negli hotel San Pietro e Villa Diodoro.
Dicevamo dei numeri.
Che hanno un loro perché. Almeno 2mila presenze fra pubblico e addetti ai lavori, 2.500 bottiglie stappate, 7 show cooking con i migliori talenti in circolazione fra i fornelli siculi, 120 cantine nazionali e straniere partecipanti, 12 degustazioni (dal Sassicaia al Parmigiano Reggiano). E allora potrebbe essere soltanto la fotografia, di quelle da mostrare agli amici sul display del telefonino, di una Sicilia bella e buona, se Taormina Gourmet fosse statico. Ma non è così.
Perché va avanti (ci sono le date del 2014, ovvero 18, 19 e 20 ottobre) e perché vuole crescere sempre di più. «Ci riproponiamo di dare continuità a quest’evento con una formula sempre più ricca e più attraente per chi segue il mondo dell’enogastronomia», dice Carrera.
Non solo buoni propositi. Perché Marco Sciarrini, dirigente dell’ufficio Promozione e valorizzazione del ministero delle Politiche agricole, ricorda che questo evento «è il sistema giusto per promuovere il vino e in generale le eccellenze dell’agroalimentare siciliano e italiano». Una promozione a pieni voti sottoscritta anche dall’assessore regionale alle Rirsorse agricole, Dario Cartabellotta, che cita Gesualdo Bufalino come testimonial letterario del «valore delle tante Sicilie dentro la Sicilia, un patrimonio enogastronomico tutto da scoprire».
E allora cosa fare per trasformare questo patrimonio in un qualcosa di più di un red carpet delle stelle di Sicilia, in uno choc positivo che schiodi il turismo siciliano dal torpore della sindrome di Narciso?
Cuttaia, Mantarro e Sultano cucinano la loro ricetta: «Il turismo enogastronomico di alta qualità, fra biodiversità e territorio». Ma, avverte il bistellato ibleo, «la politica siciliana non ci dorma ancora».
Carrera e la brigata di Cronache di Gusto qualche idea in serbo ce l’hanno. Ne sapremo di più. La speranza è un piatto che si può consumare freddo, ma non è il caso di lasciarla in frigo per troppo tempo. La creatività, invece, è un fast food. Come dire: una ne pensano, cento ne faranno.
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