Un “no” ad amnistia e indulto che parla alla pancia degli elettori; un “sì” all’abolizione della Bossi-Fini sull’immigrazione e della Bossi-Giovanardi sulle droghe che suona un po’ più di sinistra.
Alla vigilia della presentazione dei candidati per la corsa alla segreteria “dem”, Renzi ha già sparato diverse cartucce ed è riuscito a provocare la sollevazione dei ministri Pd. Ieri è tornato a sfidarli confermando le sue posizioni sull’amnistia. Poi, siccome l’hanno paragonato a Grillo, marca le distanze sferrando un attacco al M5S.
«Di fronte a sessantasettemila detenuti, davvero una classe politica che per anni non ha fatto nulla, a sei anni dal precedente indulto, pensa che la soluzione sia aprire le celle? – afferma durante un incontro elettorale a Trento -. Non polemizzo contro il capo dello Stato, ma il Pd ha il dovere come partito di discutere, anche sulla Bossi-Fini e sulla Bossi-Giovanardi. E dobbiamo farlo superando la logica dell’emergenza».
E mentre nel partito si discute animatamente della questione, ormai diventata argomento congressuale, Renzi dichiara il fallimento del M5S e non risparmia critiche al suo partito.
«Oggi per vincere le elezioni devi prendere il voto degli altri. Altrimenti, perdi dai delusi dal centrodestra perché sono meglio i voti dei delusi che il voto di Brunetta in Parlamento. Ma devono votare per il Pd anche i delusi di Grillo – spiega -. Chi ha votato Grillo chiedeva un cambiamento radicale; la stragrande maggioranza voleva una politica diversa, ma questa scommessa Grillo l’ha persa: possono andare sui tetti quanto vogliono».
«Il renzismo è una malattia della quale, però, si può guarire», ironizza quindi a proposito delle correnti interne del Pd. Un partito che, proprio in questi giorni, compie sei anni, ricorda il sindaco che chiosa polemicamente: «A sei anni un bambino va già a scuola; è arrivato il momento che il partito cammini con le sue gambe, altrimenti significa che è un po’ lento».
Sull’amnistia torna durante l’incontro a Verona, qualche ora dopo la tappa di Trento. Prima incalza sulla legge elettorale. «Basta ping-pong tra Camera e Senato». Poi, lascia intendere che nelle “larghe intese” ci si accapigli per questioni irrisori: «I quattro miliardi dell’Imu o dell’Iva non possono risolvere i problemi di un sistema fiscale che è allucinante». Quindi, insiste sull’amnistia: «Aprire le carceri ogni sette anni è diseducativo», ripete sottolineando di non leggere i sondaggi e di non esserne condizionato, come sostiene il suo avversario nella corsa alla segreteria, Cuperlo.
«Sui diritti umani, sulla dignità delle persone, non si possono inseguire i sondaggi. La politica, il Pd e la sinistra non possono lavarsi le mani», bacchetta Cuperlo, favorevole all’approvazione di un provvedimento di clemenza contestualmente al varo di un pacchetto di misure per un sistema di pene alternative alla detenzione e l’abolizione di leggi come la Bossi-Fini e la Bossi-Giovanardi.
Il ministro Franceschini fa il pompiere e assicura che Renzi non ce l’aveva col capo dello Stato. A difesa del sindaco intervengono i suoi. «Ritengo gravissimo che la politica ottusa si chiuda offendendo chi non ci sta a far credere che il criterio sia quello di limitarsi a recepire le direttive che arrivano dall’alto», afferma Puppato.
E Giachetti: «Sentire nel partito Zanonato che dice che Renzi è come Grillo, mi fa tornare a un anno fa quando qualcun altro diceva che Renzi è come Berlusconi». Ma il ministro fa spallucce: «Esprimo la mia opinione su tutto senza chiedere l’autorizzazione».
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi