Sanità in Sicilia. Inutilizzabile anche per le cure compassionevoli.
No al “metodo Stamina” da parte del Comitato regionale siciliano di bioetica, che ha espresso, all’unanimità, parere negativo nei confronti del trattamento terapeutico a base di cellule staminali, inventato da Davide Vannoni. Lo ha reso noto, ieri, l’assessorato alla Sanità della Regione siciliana.
Il no del Comitato è arrivato dopo che, alcune settimane fa, la commissione Sanità all’assemblea regionale siciliana, aveva individuato le strutture dove, per i circa 250 soggetti dell’Isola, affetti da patologie rare, sarebbe stato possibile sottoporsi alle cure del metodo Vannoni: il “Vittorio Emanuele-Ferrarotto-Santo Bambino” di Catania ed il “Villa Sofia-Cervello” di Palermo.
Il Comitato, esaminata tutta la documentazione a disposizione, infatti, ha dovuto rilevare, «la comprovata evidenza della non fondatezza scientifica del trattamento con cellule staminali e l’assenza di prove sia di una sua efficacia che della sua di innocuità»; la «metodica» utilizzata per mettere in pratica le cosiddette cure «compassionevoli», secondo i membri del Comitato, «è sfornita di dati scientifici oggettivi e misurabili».
Inoltre, i trattamenti sperimentali con staminali «devono riferirsi esclusivamente alla normativa vigente che, proprio a salvaguardia dei pazienti, non consente il ricorso a trattamenti per i quali non esistono sufficienti garanzie di sicurezza e almeno qualche evidenza di possibile efficacia, neppure in casi di estrema gravità e in assenza di alternative terapeutiche», ha puntualizzato il Comitato.
Intanto, nel 2012, rispetto agli anni precedenti, sono diminuiti i viaggi della speranza verso altre regioni d’Italia ed è migliorato il dato sulla mobilità sanitaria inter-regionale, con un risparmio di circa 15 milioni di euro rispetto al 2011.
I ricoveri fuori regione sono stati nel 2012 pari a 50.496, con una riduzione di 4.633 ricoveri rispetto al 2011 (-8,4%).
«Questi dati sono il risultato di un impegno continuo, possibile solo con il contributo degli operatori – ha detto l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino – per un servizio sanitario più attento ai bisogni dell’utente invece che al mantenimento di rendite di posizione e spesa storica. Oggi – ha aggiunto – nelle strutture pubbliche della Regione, sono disponibili tecnologie, anche grazie all’uso dei fondi europei, come la radioterapia avanzata, la tomoterapia, il lokomat». «Questi dati – ha concluso l’assessore – confermano l’opportunità di una pianificazione, rivolta anche alla sanità privata, volta ad abbattere i cosiddetti Drg Fuga, cioè quelle prestazioni per cui in carenza di servizi ci si rivolgeva ad altre regioni, e incrementare la qualità dell’offerta sanitaria regionale sia nell’alta specialità che nei servizi territoriali».
Per il presidente di Aiop-Sicilia (associazione italiana ospedalità privata), Barbara Cittadini: «Si tratta di un risultato eccezionale non solo per gli operatori, ma per tutti i cittadini siciliani, che trovano, finalmente, una risposta alla loro domanda di salute, senza bisogno di doversi allontanarsi da casa e dalle loro famiglie».
«Al riguardo – ha aggiunto Cittadini – siamo orgogliosi di potere affermare, che gli imprenditori della sanità privata siciliana hanno dato un contributo fondamentale per il raggiungimento di questo risultato, producendo circa 13 milioni di quelle prestazioni ospedaliere per le quali i siciliani, più frequentemente, ricorrono ai così detti viaggi della speranza».
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