Ci sono i panini con la salsiccia e la birra alla spina delle feste dell’Unità, ma non ci sono né i tortellini emiliani né il gelato al pistacchio. E manca anche qualche centinaio di presenze delle feste autonomiste di Lombardo, nonostante nella terrazza illuminata passeggino molti protagonisti di quell’era.
Eppure Rosario Crocetta, a Catania per la prima serata del Megaforum, ha prima un sussulto di amarcord, ricordando «quando montavo il palco per le feste comuniste» e poi un rigurgito di bile quando pensa al Pd nemico e “rimpastista”: «Magari ci fosse ancora il Pci… Era meglio quando c’era il Pci! ». Il governatore a tutto campo, in un’intervista del nostro Tony Zermo sul palco della festa etnea del Megafono. Che, chiarisce subito, «non è un partitino, ma un’idea di libertà, uno strumento per dare voce alla gente e lottare contro la manciugghia e i tracchiggi. Io non voglio fare un partito». Anche se all’ingresso della terrazza Ulisse ai cronisti ammette che «c’è un dialogo con Articolo 4 e con altri movimenti magari per fare qualcosa assieme». Per le Europee? «Per adesso non ci pensiamo». Addio a Palazzo d’Orléans per correre alle nazionali? «Tanto non si vota, è presto».
Ma, pur essendo la festa del movimento crocettiano, è il rapporto con il Pd a tenere banco. Con un «fatto inedito» che il presidente racconta citando «alcune intercettazioni» con tempi teatrali che creano la suspense nell’uditorio: «Ho letto ieri sera che l’anno scorso quando si trattava di dare i nomi in giunta il Pd voleva indicare Rinaldi (Franco, deputato regionale di Messina, indagato nell’inchiesta sulla formazione assieme al cognato parlamentare nazionale, Francantonio Genovese, e alle rispettive mogli). Ma ci pensate a Rinaldi assessore? La cosa più assurda – scandisce Crocetta – è che volevano pure rifilarmi Walter Bellomo (geologo, ex dirigente di Ds e Pd, ndr), arrestato quattro giorni fa nella vicenda Tav.
Ci sono intercettazioni in cui la Lorenzetti (ex governatore dell’Umbria, anch’essa arrestata, ndr) telefona a Lupo e gli dice: “Devi parlare con Bersani per mettere Bellomo alle infrastrutture. A Crocetta gli parli tu e la Finocchiaro. Ma non mi chiamò nessuno, forse perché la Finocchiaro mi conosce bene. La cosa più simpatica è che Lupo dice alla Lorenzetti: “Ma se Crocetta non vuole mettere nemmeno a me, figurati se gli posso imporre Bellomo…». E poi, fra gli applausi scroscianti, il governatore scandisce il dream team di aspiranti assessori pd che ha rifiutato: «Lupo, Bellomo, Cocilovo e Cracolici: questa era la loro idea di innovazione della Sicilia, io penso di rappresentare meglio io il Pd perché l’ho questo fantomatico partito dagli scandali non mettendo dentro questa gente. E poi io che vendevo l’Unità in fabbrica mi devo piegare ad ex democristiani riciclati che dicono che io non sono di sinistra? ».
Crocetta affonda contro Cracolici: «A che titolo può dirmi qualcosa? Perché dovrebbe essere più “pd” di me e guardarmi come un ospite indesiderato? ». Nessun accenno a esponenti della corrente “Nuovo Corso” di Mirello Crisafulli, che nella direzione di lunedì sarà il “pubbico ministero” che sosterrà le accuse contro il governatore-traditore. E alla fine una chiusura ai democrat che sembra definitiva: «Vuole cambiare gli assessori e dirmi chi fare entrare? Non lo faccio, non posso dire ai siciliani, dopo nove mesi, che abbiamo scherzato. E se me lo cominciano a chiedere l’Udc e tutti gli altri che faccio, butto via tutta la giunta? No, non voglio buttare il lavoro di assessori che faticano per 10-12 ore al giorno». Poi una ciambellina di salvataggio: «Facciamo un bilancio sul lavoro di tutti e poi ne discutiamo».
Crocetta annuncia poi l’ennesima «bomba». Ovvero: «Oggi denuncerò un furto senza precedenti, ma prima andrò in Procura». L’unica indiscrezione trapelata è che destinatario dell’esposto sarà il sostituto procuratore Leonardo Agueci, in prima linea in molte inchieste su mafia e pubblica amministrazione, compresa quella sulla Formazione. Zermo sollecita il presidente sui diritti gay, nel giorno in cui la Camera si spacca sulla legge contro l’omofobia. La risposta è pudica: «Il popolo siciliano è molto più civile di quanto si pensi, quest’isola si è ribellata mettendo da parte quell’immagine di arretratezza che nessuno merita. C’è anche qualche omossessuale dichiarato negli staff, ci siamo stancati degli stereotipi». Così come quello creato da Raffaele Lombardo, sul «fascino dei mandarini».
Perché «ci ha detto che i cinesi volevano fare il ponte, comprare Termini e fare l’aeroporto a Enna. Intanto il suo dirigente, Attaguile, faceva viaggi come Marco Polo che almeno tornò con gli spaghetti. Lui no: le fatture dei viaggi le ho viste, i risultati no».
E poi un crescendo, fra citazioni di Brecht e Gramsci, grandi opere («Con l’alta velocità Catania-Palermo come Parigi-Bruxelles, se ci sono i finanziatori anche il Ponte, ma gli ambientalisti vorrebbero ancora carrozza e cavallo»), leggi speciali («Una sulla semplificazione amministrativa con pratiche e una sullo sviluppo»), fino all’arringa finale: «Quello siciliano è un grande popolo, possiamo farcela da soli». Anche perché «dopo di me la Sicilia non sarà più la stessa, lo sviluppo prevarrà sulla mafia. Sarà una terra liberata».
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