Sancito il “grande freddo” con Sc. Il Pdl: «Mossa disperata per avere il 4% alle europee».
L’annuncio giunge alle ultime battute della Festa popolare e per bocca di Casini, ma era da tempo nell’aria: l’Udc, strozzato dall’esito elettorale e irrigidito dal grande freddo con Sc, cerca altri sbocchi.
A destra, dove tenta le “colombe” del Pdl prevedendo il lento defilamento del Cavaliere.
A sinistra, per chi nel Pd soffre l’invisibilità di un partito che volge «al personalismo». Soprattutto al centro, puntando all’area popolare e sfidando silenziosamente la guida di Monti. Operazione forse ambiziosa e, di certo, difficile che ha entusiasmato i militanti della festa di Chianciano ottenendo a caldo solo stroncature e scetticismi da Pdl e Sc.
Con Cicchitto che parla apertamente di «opportunismo» («al quale comunque vanno messi dei paletti») e avverte: porte chiuse se si pensa a «operazioni chirurgiche in vista delle europee per infilare più candidati di altri». Eppure, gli scudocrociati lavorano da tempo al progetto, con un orizzonte temporale dichiarato: le elezioni europee del prossimo anno, e uno più velato, l’eventuale appoggio a un Letta-bis d’emergenza: quel premier che ieri ha avuto un lungo colloquio con Casini e Cesa e che sembra poter contare ciecamente sui parlamentari centristi.
«Non c’è tempo da perdere; l’Italia ha bisogno della politica migliore», ha tuonato Casini lanciando l’ennesimo strale al M5S: «Rinnovamento non vuol dire occupare i tetti» e prevedendo quell’«atto di grande responsabilità» da parte di Berlusconi che s’identifica con le dimissioni da senatore e con le sue inevitabili conseguenze politiche. Perché Casini, nel lanciare il nuovo progetto popolare – che potrebbe concretizzarsi entro fine anno – guarda «a Sc e alle parti del Pdl interessate», laddove Cesa, abbozzando già il nuovo nome («magari “partito popolare” o “popolari per l’Europa”») non esclude che ci sia spazio anche nel Pd.
Due i pilastri attorno al quale ruota la proposta: il sostegno all’attuale governo, così convinto da indurre Casini a escludere qualsiasi «alleanza con chi farà cadere Letta» e il Ppe, del quale l’Udc rivendica di essere la proiezione italica. Pilastri che, per ora, non trovano terreno morbido. Nelle stesse ore, infatti, il presidente di Sc, Monti, annuncia da Caorle «un patto di coalizione» con Letta come «condizione della nostra permanenza nella maggioranza».
Più prevedibile il tono delle repliche di quei “falchi” pidiellini che domenica Casini ha dipinto come potenziali nemici dello stesso Cavaliere. Per l’eurodeputata Ronzulli la mossa di Casini è dovuta solo al fatto che, da sola, l’Udc non riuscirebbe a raggiungere il 4% che lo porterebbe a Strasburgo. Bondi è ancora più tranchant e parla di «piroette dell’immarcescibile Casini».
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