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Per non beccarsi del “cretino” da Benedetto Croce e non essere ripreso dal maestro De Andrè, preferisce definirsi uno chansonnier. E’ Ennio Salomone, ventiseienne saccense, talento di spicco del panorama musicale siciliano. Inizia all’età di 16 anni quel percorso di vita e di produzione artistica che lo ha portato a numerosi riconoscimenti nel campo musicale.
Attento ed acuto osservatore è sensibile ai temi etici e sociali. Malinconico, ma non troppo; vivace, ma ondulato.
Cantante, chitarrista e compositore; nel 2008 apre il concerto ad uno dei “carusi” di Pippo Fava, il cantautorePippo Pollina, accompagnato dalla chitarra di Andrea Boscarino. L’anno dopo incanta con uno dei suoi capolavori, “ La canzone dell’amore primario”, la giuria del festival “ Musica controcorrente”, aggiudicandosi il terzo posto. Ennio impressiona la realtà su pellicole di pensieri per poi svilupparli in musica di poesia. Simpatico, ironico, profondo ma con una giusta dose di sarcasmo, è questo il nostro Salomone. Poesia, musica, letteratura, arte; le sue compagne di vita.
Lo incontro nel bel mezzo del Dedalo Festival di Caltabellotta. Tra il mare ed i monti Sicani.
Ennio Salomone, cantastorie o cantautore?
Credo nessuno dei due visto che la differenza tra cantastorie e cantautore è sempre stata pura semantica.
Il termine cantautore oggi è talmente confuso, soprattutto nella testa di chi fa musica d’autore, che quasi quasi voglio essere uno chansonnier. Ecco, torniamo indietro per andare avanti.
Il cantautorato è sempre stato un genere di nicchia…
Il problema è che si è talmente allargato il significato di cantautore che i confini, credo, si siano totalmente distrutti e a questo punto anche un percussionista senza testo può definirsi cantautore. Dipende poi in che contesto e cosa sta facendo in quel momento. Diciamo che mi definisco uno chansonnier come lo eraGeorge Brassens.
Hai vinto il primo premio nazionale dedicato a Rosa Balistreri.
L’ho vinto io insieme ad altri tre bravissimi musicisti, abbiamo portato un inedito in siciliano al teatro Pirandello. E’ stato il primo di non così tanti riconoscimenti che ho avuto ma che mi ha spinto ad andare avanti nella mia di musica. Mi sono un po’ separato da progetti altrui per intraprendere, seppur piccolo, il mio di progetto.
Un progetto che si è adattato al tempo o che comunque è cambiato nel corso di questi anni…
Ha avuto una evoluzione o involuzione (ride) contestualizzata, come tutti gli tutti gli artisti o non, alla vita che uno conduce, alle visioni che cambiano, ai dolori e alle felicità che uno prova durante la propria vita e in base a questo io ho fatto delle piccole ricerche che mi hanno portato ad allargare un po’ il genere, che era quello del cantautore doc, nel termine sessantottino o sessantottesco, anzi, della parola, per cercare una mia soggettiva visione della musica e provare a trasmetterlo agli altri.
Anche perché non ci sono più le radio libere degli anni ’70 e le cose, oggi, sono un po’ diverse dal punto di vista musicale.
Io ho sempre parlato, utilizzando un termine antropologico, di subcultura della resistenza e si può parlare benissimo di sub cultura nel cantautorato perché io, personalmente, conosco grandissimi artisti che sono totalmente distanti dai clichè radiofonici o dai grandi palchi ma sono quelli che in questo momento con la crisi musicale, discografica, anche culturale, stanno portando avanti il messaggio di musica di valore profonda e impegnata in Italia. E’ pur vero che l riconoscimento è talmente basso che sono ancora più eroici a continuare questo cammino che purtroppo porta quasi sempre a diverse sconfitte perché spesso la frustrazione è tanta quando sai che i tuoi lavori valgono tanto e invece per colpa dello strapotere che controlla i gusti musicali non sono apprezzati.
Domanda scontata, prima il testo o la musica?
De Andrè faceva nascere prima il testo, De Gregori faceva nascere contemporaneamente testo e musica, io diciamo che, essendo ancora un “cantautore piccolino”, come diceva Sergio Cammariere, dipende da quello che esce prima, a volte il testo, che scribacchio nel famoso taccuino dei cantautori, a volte, invece, un motivetto ti conduce e ti porta delle emozioni che ti fanno scrivere la parte del testo.
Quindi cos’è per te, la musica?
La musica è l opposto di tutto, è ciò che ti salva e ciò che ti rovina. Non appena io avrò chiaro ciò che la musica è per me, probabilmente la lascerò, quindi, finchè non conosco cos’è la musica per me continuerò a farla, per capire cos’è, la musica.
Cosa fa in questo momento Ennio Salomone?
In questo momento sto arrangiando e producendo un disco di un cantautore marchigiano che si chiamaAndrea Papetti. Poi vi do un esclusiva: canterò nel disco di Oliviero Malaspina una bellissima canzone che si chiama “Verrò a portarti il mio nuovo amore”. Diciamo che mi sto muovendo, uscendo da ciò che ho fatto fin ora, per cercare collaborazioni che mi possono suggestionare per la mia, di musica.
Da quello che mi dici deduco che ti troveremo presto in un reality…
(Ride) credo di fare X-factor…
Finché avrò la lucidità di quello che faccio e come lo faccio, purtroppo o per fortuna, perché non sono ancora riuscito a capirlo, manterrò una strada che abbia una parvenza di coerenza con quello che faccio.
Certo che vedere due “coglionacci” (si può dire?) che riescono a trovare una notorietà incredibile pur non sapendo far nulla grazie all’apparenza che la televisione porta… poi ci vuole ancora più coraggio ad andare avanti per la strada in maniera coerente per quello che riesci a fare.
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Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto “L’eucaristia mafiosa – La voce dei preti”, un libro sui rapporti tra mafia e Chiesa che ha raccolto la testimonianza di diversi religiosi. www.eucaristiamafiosa.it