La sessione autunnale dell’Ars comincerà il 18 settembre. Le commissioni anticiperanno di dieci giorni. Il primo ddl annunciato dal presidente dell’Ars, Ardizzone, per la ripartenza riguarda la modifica dell’attuale piano dei rifiuti e per la riduzione dei rifiuti indifferenziati in Sicilia. Un ddl già licenziato dalla competente commissione e, quindi, pronto per l’Aula.
Ma la sessione sarà caratterizzata da una intensa attività legislativa con provvedimenti in scadenza e, comunque, di portata straordinaria. Stando a quanto emerso nel corso dell’ultimo dibattito assembleare, uno dei primi interventi, se non addirittura il primo in assoluto, dovrebbe riguardare le variazioni di Bilancio alle quali sono interessati i piccoli Comuni. Sono ben duecento. I loro sindaci, nei giorni scorsi, sono stati auditi dalla commissione Bilancio dove hanno esposto i loro problemi minacciando perfino di rimettere il mandato se non si provvedesse in tempo a rimpinguare i finanziamenti in loro favore. Infatti, le disponibilità attuali non consentono neppure di pagare gli stipendi. Poiché, in base al Patto di stabilità, per i dipendenti non si può andare oltre il 50 per cento della spesa, rischiano di essere condannati dalla Corte dei conti al pagamento in proprio dello sforamento.
Altro intervento urgente a cui l’Ars sarà chiamata nella sessione autunnale, che poi è quella di fine anno, riguarda la creazione dei liberi consorzi tra Comuni al posto delle Province regionali. La legge per lo scioglimento delle Province, varata nel dicembre scorso, stabilisce che entro il 2013 dovrà essere definita la struttura istituzionale alternativa: cioè, i liberi consorzi. In questa stessa pagina il governatore Crocetta fornisce una prima anticipazione sulla suddivisione dei liberi cosorzi entro una settimana e la formazione delle città metropolitane: Palermo, Catania e Messina. Ogni unità consortile dovrà oscillare tra un minimo di 150 mila abitanti e un massimo di 500 mila. Unica eccezione per le isole minori: posto che a norma dell’art. 1 dello Statuto fanno parte del territorio della Regione, dovranno disporre anche loro di strutture intermedie, finora corrispondenti alle Province più vicine. Considerato che il loro numero di abitanti non arriva a 150 mila, e avendo problemi nettamente diversi tra loro, sarebbero divise in due consorzi di Comuni: uno per le isole a nord della Sicilia e l’altro per quelle a sud.
Altra scadenza entro il 31 dicembre è quella dell’applicazione del decreto Monti a partire dall’1 gennaio. Per questa revisione di spesa dell’Ars, e per i rapporti governo-parlamento, è stata nominata una sottocommissione speciale, presieduta da Cracolci: ha già introdotto sanzioni per gli assessori che non si presentano in Aula quando si affrontano rubriche di loro competenze. Ha pure stabilito che i gruppi parlamentari, per ogni deputato iscritto, riceveranno 750 euro al mese e non più 2.400, cioè un taglio di circa il 75%. Per il trattamento pensionistico i deputati potranno scegliere se aderire o no al sistema contributivo. L’assegno di fine mandato potrà valere per un massimo di dieci anni. Per gli ex-deputati condannati e interdetti dai pubblici uffici la pensione sarà bloccata per il periodo stabilito dalla sentenza passata in giudicato. L’indennità dei parlamentari scenderà dagli attuali 18 mila a 11 mila euro lordi onnicomprensivi. Ovviamente sono proposte che dovranno essere approvate dall’Aula. Cracolici ha chiesto un supplemento di due mesi fino al 31 ottobre per approfondimenti. Sarà uno dei punti centrali del dibattito parlamentare.
In calendario c’è anche il ddl anti-corruzione. Bisognerà vedere se la Regione si limiterà ad applicare le norme nazionali o vorrà aggiungere qualcosa di suo.
Sembra proprio di si, come si evince dalla dichiarazione del presidente della commissione Affari istituzionali, Forzese: «Il varo di una buona legge anti-corruzione è la priorità su cui la commissione lavorerà alla ripresa dell’attività parlamentare. Ho già pronta una bozza che è il frutto della collaborazione richiesta al questore di Palermo, Zito. Serve una stretta contro il malaffare. Chi si macchia, o viene indagato, di reati contro la pubblica amministrazione non può stare all’Ars. Questa sarà la linea guida del ddl che porterò in Aula».
Stando a quanto affermato nei giorni scorsi, il presidente dell’Ars sembra determinato a stringere i tempi perché questi provvedimenti vadano in porto entro la fine dell’anno. Anche perché si dovrà mettere mano al Bilancio e alla finanziaria del 2014. E bussa alla porta la pletora di precari la cui proroga scade il 31 dicembre.
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