Nel sito di Niscemi i lavori del Muos ricominceranno «quanto prima», si augura. Ma giura che il tasto “on” non verrà schiacciato fin quando «non verrà eseguito un test finale, che certifichi il rispetto delle norme previste in materia di sicurezza e tutela dell’ambiente».
Così Douglas Hengel, “Charge d’Affairs” (incaricato d’affari) ad interim dell’Ambasciata americana a Roma. L’alto diplomatico – dopo il saluto dell’ambasciatore David Thorne e in attesa del successore John Phillips – è di fatto la voce degli Usa in Italia. E in questa veste, in un’intervista esclusiva al nostro giornale, rompe il silenzio sul Muos dopo il passo indietro della Regione e le annesse polemiche. Oltre a siglare un “armistizio” con il governatore Crocetta e a “dribblare” i retroscena sulle telefonate fra Barack Obama ed Enrico Letta sul sistema satellitare di Niscemi, «un tema di interesse comune fra i nostri due Paesi da diversi anni».
Mister Hengel, sulla vicenda del Muos di Niscemi, dopo la “revoca della revoca” da parte della Regione Siciliana da parte dell’Ambasciata c’è stata soltanto una scarna nota di presa d’atto, «con soddisfazione», della decisione del governo regionale. Adesso, più a mente fredda, qual è il suo commento su quella scelta?
«Il Muos è un importante sistema di comunicazione per gli Stati Uniti e per la Nato. Ben quattro governi italiani l’hanno dichiarato di interesse strategico. Il rispetto di tutti gli standard di sicurezza e ambientali, italiani e americani, è sempre stata una priorità per gli Stati Uniti, fin da quando abbiamo avviato il progetto nel 2005. Siamo sempre stati certi che il Muos fosse sicuro. Abbiamo accolto con favore lo studio indipendente condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha convalidato i risultati precedenti, così come la decisione della Regione Siciliana di far decadere le revoche dell’autorizzazione ai lavori di costruzione».
In Sicilia il fronte No Muos, ma anche quasi tutti i principali partiti, hanno definito la decisione di Crocetta «un tradimento dei siciliani». Come spiega il cambiamento di rotta del governo regionale, che aveva “dichiarato guerra” al Muos? È soltanto una presa d’atto dell’esito positivo dello Studio dell’Iss o nel frattempo c’è stata qualche altra novità nei rapporti Sicilia-Usa?
«Di recente ho avuto modo di parlare del Muos con il presidente Crocetta. In quell’occasione, il presidente ha ribadito che la sua preoccupazione è sempre stata la salute e il benessere del popolo siciliano. A mia volta, ho assicurato che abbiamo sempre preso molto sul serio la sicurezza della popolazione, e ho confermato l’impegno, assunto da tempo, a non attivare il sistema Muos fino a quando non verrà eseguito un test finale, che certifichi il rispetto delle norme previste in materia di sicurezza e tutela dell’ambiente».
Parlando di Crocetta, in un retroscena svelato dal nostro giornale e poi ripreso da altre testate nazioali, il governatore si sfogava dicendosi preoccupato delle pressioni americane sul Muos. Parlava anche di telefonate fra Obama e Letta per risolvere la questione. È vero che ci sono stati contatti fra i due governi nazionali per parlare di Muos?
«Guardi, ribadisco che il Muos è un sistema di comunicazione importante per la sicurezza dei nostri due Paesi ed è un tema di interesse comune da diversi anni».
Nella recente commemorazione delle vittime americane nello sbarco in Sicilia nel 1943 c’è stato un incidente diplomatico fra l’ambasciatore Thorne e il presidente Crocetta proprio legato all’intervento del governatore, in un contesto non corretto, sullo scontro per il Muos. Tutto risolto?
«Siamo lieti che tanti siciliani hanno celebrato il settantesimo anniversario dello sbarco delle truppe americane in Sicilia nell’ambito dell’operazione che portò alla liberazione della Sicilia e del resto d’Italia. I rapporti tra Stati Uniti e Italia si fondano proprio su quanto accadde in quei giorni e sulla successiva opera di ricostruzione all’indomani della Guerra. Le celebrazioni sono la prova che I nostri due Paesi sono vicini. La presenza del presidente Crocetta a Gela ha dimostrato quanto per lui sia importante commemorare i tanti soldati che persero la loro vita per la libertà della Sicilia, dell’Italia e dell’Europa».
Il governatore siciliano, per giustificare la revoca allo stop del Muos, ha parlato di una potenziale causa risarcitoria da 18 miliardi di dollari da parte dell’America in caso di mancato avvio dell’opera, senza la quale l’intero sistema di comunicazione globale Usa. Questa cifra è attendibile? E se il Muos non si facesse chiedereste i danni alla Sicilia?
«Le rispondo, ricordando la nota diramata nei giorni scorsi dal Ministero della Difesa, nella quale si sottolinea come l’attenzione di tutti sia oggi focalizzata sul completamento dei lavori, nel pieno rispetto delle norme in materia di sicurezza per la popolazione. Siamo convinti che riusciremo a raggiungere entrambi gli obiettivi».
Come giudica il fatto che ora il governo stia parlando di un ddl “blocca-Muos” all’Assemblea regionale siciliana, dopo aver appena autorizzato il sistema di comunicazioni?
«Un’autorità italiana indipendente ha dichiarato che il Muos è sicuro. La Regione Sicilia ha fatto decadere le revoche, e ora stiamo lavorando con le autorità competenti per riaprire I cantieri non appena saranno predisposti tutti gli accorgimenti logistici. Questa è la situazione ad oggi. Qualunque commento o dichiarazione sul dibattito in corso nelle sedi di governo della Regione Siciliana non è di mia competenza».
Alcuni tecnici, tra cui quelli incaricati dalla Regione per collaborare con l’Istituto superiore di Sanità, sostengono che quello studio fosse un «verdetto già scritto prima ancora di cominciare» e denunciano la carenza, nel documento, degli elementi di pericolosità del sistema sulla salute umana. Come risponde a queste critiche?
«L’Istituto Superiore di Sanità è l’ente competente in materia. Mi lasci solo dire che le loro analisi e i risultati non si discostano dai numerosi studi condotti precedentemente sul sistema Muos».
Ma gli oppositori non si rassegnano. In Sicilia si susseguono occupazioni di municipi e prese di posizioni. Qualcuno sostiene anche che nel frattempo sia scaduta un’autorizzazione ambientale e che l’iter del Muos debba ripartire da zero. Riuscirete mai a convincere l’opinione pubblica siciliana?
«È nostro interesse continuare a sottolineare l’importanza del sistema Muos, comunicando in modo chiaro tutte le misure che sono state fin qui prese e quelle che adotteremo per garantire la sicurezza della popolazione. Sono sicuro che, presentando i fatti con chiarezza e trasparenza, riusciremo a vincere le resistenze delle comunità locali».
In Sicilia aspettano tutti la vostra prima mossa. È già avvenuto qualcosa nella base Usa di contrada Ulmo dopo il via libera della Regione? Cosa succederà adesso? Quando riprenderanno i lavori? Esiste un timing preciso delle operazioni da compiere?
«Operiamo in stretto coordinamento con le autorità competenti italiane e ci auguriamo di iniziare i lavori quanto prima».
Mario Barresi lasicilia
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Si fa sempre più duro in tutta l’isola ed incandescente lo zoccolo del fronte della rivolta “No Muos”.
I comitati di protesta continuano ad occupare a Niscemi l’aula consiliare dal 24 luglio scorso con l’attuazione di assemblee permanenti anche in piazza Vittorio Emanuele. Nei giorni scorsi sono state addirittura occupate dal popolo dei No Muos anche le aule consiliari dei Comuni di Caltagirone, Ragusa e Piazza Armerina e la protesta in tal senso, sembra destinata a dilagarsi a macchia d’olio anche in altri Comuni dell’isola.
In città inoltre, il fronte No Muos si è mobilitato anche con Giuseppe Maida, le mamme No Muos ed il Movimento No Muos Sicilia con l’attuazione di una raccolta pubblica di firme volta a chiedere al sindaco Francesco La Rosa la presentazione di un altro ricorso al Tar per impugnare il provvedimento di revoca della revoca con il quale il presidente della Regione Crocetta, un giorno prima del pronunciamento del Cga su ricorso in appello da parte del Ministero della difesa, ha concesso il disco verde all’ultimazione dell’Ecomostro nella Base militare americana di Ulmo.
Sabato mattina altresì, i legali del Coordinamento regionale dei Comitati No-Muos Paola Ottaviano e Sebastiano Papandrea, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Catania, hanno assicurato che dopo avere letto gli atti dell’Affaire Muos in loro possesso, di non avere riscontrato che da parte del governo Usa potesse essere chiesta una penale di 18 miliardi di dollari, così come paventato dal presidente della Regione Crocetta.
Secondo i due legali, la Regione avrebbe avuto invece validi motivi per continuare ad applicare il principio di precauzione in quanto la zona Muos di Niscemi ricade in un’area ad alto rischio ambientale.
Nel recente Meeting annuale dell’Istituto di psicoterapia della Gestalt Hcc Italy, tenutosi a Catania, dove è stato proiettato il docu-film “Io sono contro il Muos”, Peppe Cannella, psichiatra e psicoterapeuta, nel suo intervento, ha parlato di potenziali danni organici e psicologici provocati dalle onde elettromagnetiche e delle madri e bambini di Niscemi che hanno sviluppato negli ultimi anni a causa del Muos livelli alti di ansia, irritabilità ed insonnia tali da lasciare temere un danno esistenziale.
Intanto il sindaco e la giunta comunale di Modica hanno approvato una delibera con la quale aderiscono alla grande manifestazione “No Muos” che si terrà a Niscemi venerdì 9 agosto.
Il Coordinamento regionale dei comitati No Muos infatti, ha definito il programma della seconda settimana dell’estate di lotta No Muos contro la militarizzazione della Sicilia, che sarà attuato da domani all’11 agosto.
Oggi al presidio permanente di Ulmo saranno accolti gli attivisti No Muos in arrivo da tutta l’isola ed alle 19, si terrà un incontro sulla lotta zapatista in Chiapas. A seguire sarà proiettato il video intitolato “Marcia dei 40 mila”.