Miccichè: «Forza Italia sarà un alleato fidato». Nel Pdl non ha funzionato il “tutto mio”. Il capo di un partito non può immaginare di essere un capo corrente. Il grande errore del Pdl è stato quello di consentire la nascita delle correnti.
Grande Sud, dopo le defezioni all’Ars e la non brillante prova delle elezioni politiche, si riorganizza. «Domani a Cefalù – sostiene il leader Gianfranco Miccichè – saranno presentati i nuovi quadri del partito che il coordinatore regionale, Michele Mancuso, ha fatto in poco tempo ed in modo egregio».
Ma non avrebbe dovuto essere il promotore della nuova Forza Italia in Sicilia, come nel ‘94?
«Io non sono promotore di nulla: il mio partito è Grande Sud. Penso che se dovesse nascere Forza Italia, che non è il Pdl, che non ha funzionato, a prescindere che ciò piaccia o meno, sarebbe utile per fare tornare a vincere il centrodestra».
Perché Forza Italia vinceva tutto?
«Forza Italia vinceva tutto perché nel suo Dna aveva il gene dellla coalizione, un approccio mentale basato sul rispetto degli alleati. Immagini che venivo accusato di dare più assessori regionali o candidati sindaci agli alleati. Nel governo del controribaltone, quello presieduto dal compianto Vincenzino Leanza, Forza Italia aveva un solo assessore. Ma ciò ci consntì di battere il centrosisnistra per 61 a 0».
Il Pdl, secondo lei, perché non dato i risultati sperati?
«La “conventio ad escludendum” ha provocato disastri».
Intende dire che se non fosse stata ostacolata la sua candidatura alla presidenza della Regione, il Pdl sarebbe stato un partito vincente?
«Il risultato finale prescinde dalla mia esclusione. Ciò che è successo in Sicilia è accaduto in tutta Italia: le nozze tra Forza Italia e An non hanno funzionato. Bisogna ricostruire un metodo politico».
Ma Berlusconi le ha chiesto di tornare a Forza Italia, anzi di occuparsene personalmente, in Sicilia?
«Con Berlusconi ci siamo sentiti più volte, mi ha chiesto quale sarebbe il mio atteggiamento di fronte a questa ipotesi. Gli ho detto che un progetto del genere può avere possibilità di successo se si cambiano le persone. Certamente, sono molto interessato alla nascita di Forza Italia per il bene di Grande Sud: con la rinascita di Forza Italia avremmo un alleato di cui poterci fidare».
Pensa che le cose possano cambiare, passando dal Pdl a Forza Italia? Ormai le correnti, o se preferisce le fazioni, si sono radicate.
«Nel Pdl non ha funzionato il “tutto mio”. Il capo di un partito non può immaginare di essere un capo corrente. Il grande errore del Pdl è stato quello di consentire la nascita delle correnti. Chi ha vinto ha pensato di esercitare l’egemonia».
Il suo ventilato ritorno a Forza Italia ha creato panico in alcuni suoi ex compagni di partito.
«La gestione del Pdl è stata fallimentare. Non capisco perché io debba creare panico. Di fatto, in Sicilia, il centrodestra è fuori dal governo della Regione, ha perso il controllo dei comuni più importanti. C’è il panico di tornare a vincere? Quando vincevo, stavo benissimo. E con me la coalizione. Mi piacerebbe che il centrodestra tornasse a vincere; ma si vince se si hanno sindaci e si fa parte del governo regionale. Alle politiche abbiamo vinto il premio di maggioranza per l’1,5% di differenza; nel 2008, invece, lo scarto era stato del 21%. Se Berlusconi non ha vinto anche il premio di maggioranza alla Camera, per una differenza di 300mila voti, la colpa è della Sicilia. Se il centrodestra fosse stato al governo, avrebbe fatto la differenza. A me, nel 1996, quando fu eletto presidente della Regione Giuseppe Provenzano, alcuni mi chiesero di dimettermi perché alle regionali Forza Italia aveva perso il 10% di consensi rispetto alle politiche».
Dica la verità, un pensierino sul possibile ritorno a Forza Italia l’ha fatto?
«Il mio partito è Grande Sud, ma mi batto per un centrodestra che torni a vincere».
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