La prima grana sul personale, per il governo Crocetta, è una granata lanciata dal Movimento 5 Stelle sui capi di gabinetto della Presidenza della Regione e dei 12 assessorati. «Sono stati tutti nominati in maniera illegittima e vanno immediatamente rimossi», sostiene il deputato regionale grillino Giorgio Ciaccio.
Che ha presentato una mozione all’Ars per impegnare il governo «a rimuovere con effetto immediato i capi di Gabinetto che ricoprono il ruolo non rispettando la legge regionale 10/2000». Ciaccio cita le norme per le quali «il capo di Gabinetto è nominato tra i dirigenti di livello non inferiore alla seconda fascia».
Ma, dal “censimento” dei 5 Stelle («reso difficoltoso dalla scarsa trasparenza sul sito e dai ritardi nella richiesta di atti») si evince che «tutti i capi di gabinetto in carica sono stati pescati tra i dirigenti di terza fascia, il che è palesemente illegittimo». Il gruppo dei 5 Stelle ha presentato anche un esposto alla Corte dei Conti, «sia per quantificare eventuali danni erariali, sia per verificare come questi dirigenti ora capi di gabinetti siano arrivati alla terza fascia, perché ci risulta che alcuni sono vincitori di regolare concorso, mentre sul curriculum di altri non c’è alcuna notizia». Con un avvertimento al governo Crocetta: «Non si metta in testa di fare leggine “ad dirigentem” – ironizza Ciaccio – magari per fare un regalo permanente a decine di persone, compresa l’assessore Patrizia Valenti, che risulta inserita proprio nella terza fascia».
Ma c’è un altro dossier che potrebbe essere passato ai raggi X dei grillini di qui a poco. Una questione di cui nei palazzi palermitani si sussurra da tempo, ma che soltanto finora qualche Anonymus in salsa sicula ha postato sul web. Una questione riguardante l’ex capo della segreteria tecnica del governatore. L’avvocato Stefano Polizzotto, fresco dimissionario dall’incarico. Su di lui (e su tre dirigenti dell’ospedale “Cervello” di Palermo) pende la probabile richiesta di rinvio a giudizio che la Procura di Palermo si appresta a formulare. Secondo i magistrati, Polizzotto avrebbe ottenuto «vantaggio patrimoniale» da due incarichi professionali per un totale di oltre 80mila euro.
Ma non è questo il punto. Esponente del prestigioso studio palermitano di Giovanni Pitruzzella (attuale presidente dell’Antitrust), Polizzotto viene nominato nel novembre 2012 capo della segreteria tecnica del presidente. Ed entra nel Gabinetto, equiparato ai dirigenti di seconda fascia, con cui – secondo la legge regionale 10/2000 – condivide stipendio, la posizione «dipendenza e subordinazione», ma anche le incompatibilità, con l’obbligo di dimettersi «da qualsiasi incarico non inerente le specifiche funzioni assegnate». Nonostante ciò Polizzotto ha continuato a essere iscritto all’Albo degli avvocati di Termini Imerese (che avrebbe inviato un dossier all’Ordine nazionale), ma – da libero professionista, forte anche di un contratto co. co. pro. alla Presidenza – ha continuato ad assumere incarichi, tra cui un incarico legale del Comune di Licata la cui controparte era la Regione, oltre che con l’Ato Rifiuti “Cl2”. Polizzotto, da “interno” (ma co. co. pro.) viene inoltre nominato nel Cda di due megapartecipate della Regione, Sas e Ast, con annesse indennità di carica.
E non è nemmeno l’incompatibilità deontologica il vulnus più preoccupante. Più di un esperto – nei palazzi palermitani – fa notare un altro aspetto: «L’assenza di pubblicazione del provvedimento di nomina e del curriculum di Polizzotto nel sito della Regione è in palese violazione con le norme sulla trasparenza amministrativa».
Il riferimento dei giuristi anonimi è in particolare all’articolo 15 del decreto legislativo 33/2013 e alla circolare 2/2008 della Presidenza del Consiglio sulla legge 244/2007. E quindi? Ci sono due profili a rischio. Il primo è che tutti i compensi erogati o da erogare a Polizzotto, se fosse dimostrata l’assenza dei requisiti di trasparenza, dovrebbero essere restituiti «pena l’attivazione del danno erariale». Il secondo profilo è che «l’eventuale inefficacia della nomina porterebbe alla nullità degli atti» prodotti da Polizzotto. Centinaia di carte firmate dal novembre 2012 (compresi alcuni atti propedeutici al licenziamento dei giornalisti dell’ufficio stampa, sostengono a Palermo), che rischiano di essere inficiate «più dalla violazione della trasparenza», che del «pur dubbio profilo di legittimità» di un incarico dirigenziale “interno”, «conferito con un contratto a progetto».
E c’è un altro possibile effetto collaterale, come «l’ipotizzabile nullità degli atti» prodotti dalle partecipate Sas e Ast, in presenza di un componente dei Cda nominato in quanto “interno” all’amministrazione, status venuto meno dopo le dimissioni da capo della segreteria tecnica della Presidenza. Qualcuno – a Palermo – è già pronto a tirar fuori tutte le carte, staremo a vedere.
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