Facciamo i conti in tasca al vicepresidente dell’Ars: per aver abbandonato il movimento di Beppe Grillo, non tagliandosi più l’indennità, l’esponente politico ennese incasserà circa 150 mila euro in più all’anno.
L’addio di Antonio Venturino al Movimento 5 Stelle vale circa 150 mila euro all’anno. Poco meno di 750 mila euro per l’intera legislatura.
E’ questa la cifra alla quale il vicepresidente vicario dell’Assemblea regionale siciliana sarebbe stato tenuto a rinunciare da espoonente del Movimento 5 Stelle, e che invece potrebbe recuperare dopo il divorzio con la pattuglia pentastellata.
Si tratta innanzitutto del rimborso spese per l’esercizio del mandato e dell’indennità di carica da vicepresidente vicario, che assieme valgono 6.300 euro mensili (più precisamente 3.100 euro per la prima voce e 3.244 per la seconda). Sono cifre che restano nelle casse dell’Ars perchè la truppa grillina vi ha rinunciato alla fonte. A queste però bisogna aggiungere le somme che, da regolamento interno al movimento, i parlamentari pentastellati restituiscono alla Regione, sotto forma di versamento al fondo per il microcredito. Fondo che ha preso forma proprio nelle ultime settimane con il via libera alla legge finanziaria, anche se attende il regolamento per l’accesso che dovrà essere definito nel dettaglio dall’assessorato alle Attività produttive.
In questi primi mesi da deputato regionale quindi Venturino aveva rinunciato alla fonte a 25 mila euro. Netti. Ha però deciso di fare un passo indietro, contando nuovamente su un robusto introito aggiuntivo. Questo non gli farà tornare indietro quei 25 mila euro netti mensili. Il vicepresidente dell’Ars, intanto, ha annunciato che verserà ad associazioni socio-assistenziali parte delle sue indennità, senza però indicare quali.
Le cifre
Fino a febbraio Venturino ha rinunciato complessivamente a 12.963 euro, versati nel fondo per il microcredito: 4.500 euro a dicembre, 3.990 euro a gennaio e 4.473 euro a febbraio. Gli altri grillini di stanza a Sala d’Ercole invece hanno versato fra i 26 ed i 29 mila euro complessivi, vale a dire più del doppio. E’ possibile anche conoscere nel dettaglio le spese di Venturino, almeno nei mesi in cui ha restituito parte dello stipendio. A dicembre, pur avendo versato un bonifico di 4.500 euro per il fondo per il microcredito, il parlamentare ennese non ha rendicontato le spese. Venturino ha però precisato che la cifra era più bassa rispetto ai colleghi perchè era stato costretto a versare la caparra per l’affitto del proprio appartamento.
I rendiconti
L’ormai ex grillino a gennaio ha restituito 3.990 euro, spendendo così il resto della diaria: 1.300 euro per l’alloggio, 773 euro di rimborsi benzina e 140 euro di pasti, più 170 euro di “altre spese”. Nel mese di febbraio il vicepresidente dell’Ars ha versato 4.473 euro al conto corrente dell’Assemblea, tenendo per sè 500 euro di alloggio, 387 euro di benzina, 108 euro di pasti e 728 euro di “altre spese”. Dunque nei primi rendiconti del mimo e regista di Piazza Armerina si intravedevano già alcuni segnali di insofferenza. Eppure non mancavano le critiche da parte di militanti del web e attivisti. Oggi Venturino si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Qui come altrove abbiamo perso troppo tempo a difenderci sul web e giustificarci per le indennità ed i rimborsi spese. Ci siamo infilati in un meccanismo folle”.
La vicepresidente
Venturino è stato eletto vicepresidente vicario dell’Ars grazie ad un accordo bipartisan, foraggiato dalla maggioranza come testimoniano i 33 voti ottenuti. Ed il secondo scranno più alto di Palazzo dei Normanni vale a Venturino diversi benefit. Innanzitutto i locali della segreteria, disposti su due ampi stanze al piano parlamentare. Poi lo stoff, per cui dispone di circa diecimila euro mensili. Ne fanno parte l’addetto stampa Marco Benanti e la segreteria Samanta Busalacchi, anima organizzativa del M5S palermitano. In quanto vicepresidente vicario il deputato di Piazza Armerina avrebbe anche il diritto ad un’auto di rappresentanza, cui però ha rinunciato, almeno fino ad ora. Proprio l’auto di servizio con cui nelle scorse settimane si era recato a Sigonella per un incontro presso la sede della base militare aveva attirato parecchie polemiche. “Non possiedo una macchina, quando posso utilizzo una vecchia monovolume di mio fratello – dice il più anziano deputato grillino di stanza a Palazzo dei Normanni -. Quando serve quindi chiedo all’autoparco l’auto blu di servizio, che non è un’auto blu”. Intanto, però, ne ha comprata una: una station wagon del 2004.
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