In Sicilia 14 mln di “notti” in un anno ma ne potremmo ottenere 40 mln. Turismo. Le luci e le ombre del comparto. I larghi margini di sviluppo.
«Il comparto turistico si conferma il traino dell’economia siciliana. Si è registrato un incremento del 35% e si attendono dati incoraggianti per l’estate 2013». È quanto emerge dal focus “Economia del Turismo in Sicilia”, uno studio dell’Otie (Osservatorio sul turismo delle isole Europee), svolto per Confesercenti Sicilia e illustrato ieri presso la Camera di Commercio di Palermo, alla presenza dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mariella Lo Bello.
Numerosi i dati illustrati. «In Sicilia – ha spiegato il presidente dell’Otie, Giovanni Ruggieri – totalizziamo 14 milioni di “notti” in un anno, ma ne potremmo ottenere almeno 40. L’Isola è percepita principalmente come destinazione balneare, ma potrebbe offrire molto anche in ambito culturale. Nei comuni costieri si concentra il 94% delle presenze. Su 1.484 km di costa, solo 922 sono balneabili. Quest’anno abbiamo perso una “bandiera blu”». Restano però i premi per Menfi, Lipari, Ispica e Ragusa; vi è poi il riconoscimento delle “5 vele” di Legambiente ai comuni di Noto, Santa Maria Salina e San Vito Lo Capo. «Quest’ultimo – prosegue il report – è uno dei 6 poli d’eccellenza della Sicilia. Ha le migliori performance in assoluto, ma si mostra come realtà isolata poiché delimitata geograficamente dalla riserva naturale dello Zingaro e da quella del Monte Cofano». Gli altri 5 poli balneari sono: Taormina-Giardini Naxos; Cefalù; Sciacca; il polo di Nord-Est (Gioiosa Marea-Capo d’Orlando); e quello di Sud-Est (Pozzallo-Noto).
«Circa il 75% dei turismo balneare regionale è concentrato in questi poli – ha detto Ruggieri -. Le province che risentono maggiormente del picco di domanda in estate sono Ragusa, Trapani e Messina. L’84% delle strutture alberghiere sono lungo la costa, ma solo il 20% è dotato di spiaggia privata». I dati evidenziano come manchino ancora i servizi moderni: solo il 61% ha un proprio sito web con relativa possibilità di prenotazione, e appena il 57% offre il servizio Wi-Fi; solo il 43% ha l’animazione, ma l’83% fornisce servizi per anziani e disabili.
Quanto alla provenienza dei turisti, su tutti prevalgono gli italiani (66%) con in testa Lombardia, Lazio e Campania; mentre il 34% della domanda è costituita da stranieri, soprattutto da Germania, Francia e Regno Unito. Tuttavia, il personale che parla le lingue è carente: l’89% parla inglese, il 56% anche il francese, ma solo 6 dipendenti su 35 parlano tedesco. Si stima che siano proprio i turisti stranieri a spendere di più nell’Isola. In un anno si stima una spesa negli stabilimenti balneari pari a 135,4 milioni di euro, cioè il 38% del totale (355 mln).
I vincoli principali al settore sono: una normativa complessa, destinazioni straniere meno care, canoni demaniali, oneri di concessione, riduzione dei periodi di vacanza, erosione delle coste, mancanza del Pudm (Piano di Utilizzo del demanio marittimo). I suggerimenti che danno i gestori dei lidi sono: snellire la burocrazia, velocizzando le risposte della Regione; una migliore viabilità per l’accesso ai lidi; pulizia maggiore delle spiagge; limitare l’erosione delle coste.
«Lo studio è lodevole – spiega Lo Bello -. Stiamo portando avanti la sburocratizzazione e velocizzazione delle pratiche». Sulla “destagionalizzazione”, dice di essere «favorevole. Sono contraria invece al monta-smonta dei lidi, perché comporta dei costi. Studieremo con un tavolo congiunto, nei prossimi due mercoledì, come affrontare questi aspetti».
Poi rivela: «Tutte le prossime concessioni demaniali avranno durata sopra il 31 dicembre 2015 poiché la direttiva europea Bolkestein dice che nel 2015 si va a bando. Anziché seguire la proroga nazionale che sposterà al 2020 questa scadenza, vista l’autonomia legislativa regionale, noi vorremmo mantenerla al 2015 perché vogliamo ridisegnare alcuni confini di concessioni fin qui date. Penso, ad esempio, al caso delle coste di Palermo».
«La Regione – ha aggiunto Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo – deve capire che l’aumento del 600% dei canoni annuali per i lidi balneari, è una cosa violenta che può soffocare il settore. Bisogna rivisitarlo e rivederlo. Speriamo – ha concluso – di trovare presto una quadratura perché non possiamo permetterci di distruggere anche questo settore che da sempre è un volano della nostra economia». D. G. lasicilia
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