Pd e Idv dilaniati da lotte intestine. Tra i democratici, che ieri hanno riunito l’assemblea provinciale, monta il travaglio interno. Mentre è bufera tra i dipietristi: i vertici nazionali del partito hanno commissariato la segreteria regionale. L’ex senatore Fabio Giambrone, che fa parte della fronda guidata da Leoluca Orlando, è stato rimosso dall’incarico di segretario. Al suo posto sono stati nominati due commissari: l’ex sindaco di Caltanissetta, Salvatore Messana, e Giovanni Iacono, segretario provinciale di Ragusa.
«Resto in Idv – ha detto Giambrone – e continuo la mia battaglia». La decisione ha scatenato dimissioni a raffica, tra cui quella del segretario provinciale Pippo Russo.
A subire il commissariamento anche Lazio, Basilicata e Calabria: ovvero quelle regioni che non accettano la convocazione del congresso e chiedono primarie per eleggere un’assemblea costituente di un nuovo soggetto politico d’ispirazione liberaldemocratica. Una posizione che ha determinato lo «strappo».
«Il nostro dissenso – ha sottolineato Giambrone – si fonda sulla voglia di costruire un partito nuovo capace d’interpretare il cambiamento che chiede la società civile. Antonio Di Pietro immagina una fase congressuale lontana dall’attualità». Sulla stessa scia Pippo Russo, che ha aggiunto: «La notizia del commissariamento della carica di segretario regionale Idv è la conferma formale dell’impossibilità di sostenere all’interno del partito un progetto di cambiamento della politica e della classe dirigente che non sia l’usurato strumento, soprattutto per una forza ormai ridotta all’1%, dei congressi e delle tessere».
Leoluca Orlando – che ha già fatto rinascere «La Rete», senza però abbandonare Idv – si è limitato a dire: «Quello che il bruco chiama la fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla». Una frase che delinea nuovi scenari.
Orlando infatti continua a dialogare con i renziani del Pd. Che l’altro ieri, durante l’assemblea provinciale, hanno chiesto l’azzeramento dei vertici del partito. Una volontà espressa anche da altre «anime» del partito, dagli ex Ds all’area vicina al deputato regionale Fabrizio Ferrandelli. Quest’ultimi, tra l’altro, hanno presentato un ordine del giorno in cui chiedono la convocazione del congresso regionale entro il prossimo 30 giugno. Nel mirino, come prevedibile che fosse, sono finiti il segretario regionale Giuseppe Lupo e quello provinciale Enzo Di Girolamo.
La situazione siciliana dipende comunque da ciò che accadrà all’assemblea nazionale, che dovrebbe riunirsi entro la prima decade di maggio (il 4 o l’11). Se dovesse esserci un’accelerazione verso il congresso – al momento fissato in ottobre – potrebbero esserci a «cascata» ricadute sul territorio. La base ha espresso una netta contrarietà al governo Letta e all’intesa col Pdl. Durante l’assemblea di ieri, molti dirigenti hanno sottolineato che si tratta di «un male necessario». «Una medicina amarissima», per usare le parole del segretario provinciale Di Girolamo.
Il suo è stato uno dei tanti interventi che hanno caratterizzato l’assemblea del Pd: una sorta di «terapia di gruppo» di un partito dilaniato anche nella componente giovanile. Contestati i Giovani democratici guidati da Marco Guerriero che hanno occupato la sede regionale del Pd. «Quanto successo da una settimana a questa parte – ha detto Francesco Citarda, uno dei giovani renziani – mi lascia senza parole. Ho visto maturare nella nostra organizzazione una spaccatura profonda portata avanti per chiari e strumentali interessi di fazione».
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