“Divorzio” alla Regione – «Non c’è gioco di squadra»: Lino Leanza lascia l’Udc e crea Art. 4.
«Rispetto Crocetta ma da ora in poi lo sosterrò con spirito critico. Bianco? Se ci saranno le condizioni saremo con lui»
Si è dimesso da capogruppo dell’Udc all’Ars, Lino Leanza, che così dice addio alla sua breve esperienza nello Scudocrociato cui aveva aderito dopo il travagliato divorzio con l’ex presidente della Regione e leader dell’Mpa, Raffaele Lombardo. Con lui hanno lasciato il partito di Casini e D’Alia, anche i deputati regionali Raffaele Nicotra, Luca Sammartino e Salvatore Lentini (che si era autosospeso dopo la nomina di due vice segretari regionali – Nicola D’Agostino e Marco Zambuto – accusando D’Alia di non avere consultato la dirigenza).
Sabato mattina, Leanza, Sammartino (nominato capogruppo), Nicotra e Lentini (tesoriere) hanno costituito un nuovo gruppo parlamentare all’Ars, “Art. 4”, al quale hanno aderito Valeria Sudano, vice capogruppo (eletta nelle liste di Cantiere popolare) e Paolo Ruggirello (Lista Musumeci). A Catania si è autosospeso dalla carica di commissario provinciale Udc, Salvo Di Salvo, presidente del Consiglio comunale, «per seguire il nuovo cammino dell’amico Leanza».
«Ho completato l’esame della Finanziaria in commissione Bilancio – ha sottolineato Leanza – e mi sono dimesso dall’Udc, partito al quale ho dato tutto me stesso e dal quale ho ricevuto parecchio. Me ne vado in punta di piedi, senza polemiche ed auguro ogni successo agli amici dell’Udc». La decisione di Leanza era nell’aria già da tempo. Infatti, in colloqui riservati non aveva nascosto il suo rammarico per la mancanza di dialogo.
«Non c’era gioco di squadra – ha aggiunto – e dopo gli ultimi due anni infernali trascorsi con Lombardo, ho preferito andare via». Chi ha avuto modo di raccogliere sfoghi di Leanza ha riferito che sarebbe rimasto amareggiato dalle scelte verticistiche che hanno portato alla designazione degli assessori regionali, alla nomina di alcuni dirigenti generali, fino alla nomina dei due vice segretari regionali. Senza contare l’ufficializzazione dell’appoggio alla candidatura di Enzo Bianco a sindaco di Catania. «L’appoggio dell’Udc a Bianco – ha rivelato Leanza – l’ho appreso dai giornali. Mi sono reso conto di non contare nulla in questo partito. Per questo ho deciso di andarmene prima che inizino le scintille. A Catania partiamo dal progetto Bianco che, se ci saranno le condizioni, continueremo ad appoggiare. Altrimenti decideremo autonomamente. A Catania, e laddove ci saranno le condizioni, presenteremo nostre liste e candidati a sindaco per le elezioni amministrative. Nascerà un coordinamento in tutte le province: siamo piccoli ma le nostre bandiere sventoleranno ovunque ci sarà una vertenza di lavoro». Non a caso il nuovo gruppo parlamentare è stato denominato “Art. 4”, riferendosi all’articolo 4 della Costituzione che recita: “La Repubblica riconosce il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto… “.
E col presidente della Regione? «Rispetto Crocetta: l’ho votato e sostenuto, ma senza appiattimento. Continuerò ad appoggiarlo, non abbiamo vincoli di maggioranza, guarderemo con attenzione e con spirito critico. Senza più vincoli nazionali, il nostro rapporto col governatore non può che essere dialettico. Anche per rispetto a Sudano e Ruggirello che vengono dall’opposizione. I due orbiteranno nell’ambito della maggioranza, potrebbero essere un valore aggiunto. Ma ciò che ci distinguerà sarà la collegialità. Per me non ho voluto alcuna carica».
Dunque, la sfida che immediatamente attende “Art. 4” è quella della tornata amministrativa del 9 e 10 giugno. Leanza, in occasione delle Regionali, ha dimostrato di avere intorno a sé un certo consenso. «Alcuni di quelli che hanno lavorato come me nell’Mpa mi hanno seguito nell’Udc e ora sono pronti a questa nuova sfida. Dagli errori del passato, spero di prendere le cose positive. Questo nuovo soggetto politico sarà fatto da donne e giovani. Ci saranno anche i politici, perché io credo nel primato della politica, ma con la P maiuscola».
Sferzante la replica dell’Udc: «La decisione di Lino Leanza e di altri esponenti dell’Udc regionale di dimettersi dal partito è inspiegabile, ma coerente con il profilo politico degli interessati. Probabilmente, hanno sbagliato partito: l’Udc, infatti, non è una diligenza da assaltare così come la Regione non è l’albero della cuccagna cui, in passate ere geologiche, questi signori erano abituati. Gli facciamo tanti auguri per una migliore collocazione politica». L. M.
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